I dirigenti sportivi in sconcertante conflitto con le leggi dello Stato, il buonsenso e la logica

 

Come se non bastassero tutte le polemiche, gli insulti, le risse, le denunce, le inchieste, tra la comunità scientifica e il governo con i presidenti di regione, i sindaci e gli assessori su come procedere nella lotta per arginare questa terribile pandemia, c’è anche il conflitto tra la Lega calcio contro le Asl e le società sportive. Tutti contro tutti in una inconcepibile confusione. L’ultimi caso è di ieri e ha tutti i contorni dell’incredibile. “La Asl di Torino, lunedì pomeriggio - riporta il Corriere della Sera - ha comunicato ufficialmente alla Lega che i giocatori del Torino non potranno lasciare la città fino alle ore 24 del 2 marzo, giorno in cui, alle ore 18,30, è prevista, come da calendario, la partita Lazio-Torino”. Il divieto ha origine dalla presenza in Piemonte di un focolaio Covid che ha coinvolto 8 giocatori, un medico e un collaboratore della società granata. Appare evidente a tutte le persone di questo mondo, ancora in condizioni di intendere e volere, che la partita non si potrà disputare e, visto lo stato d’emergenza in cui siamo, non ci vorrebbe molto per capire che non c’è altra soluzione che quella di rinviarla. Sarebbe stata questa la procedura non quella corretta, quella logica, quella imposta dalla situazione d’emergenza. E, invece, sentite che dice il presidente della Lega calcio, Paolo Dal Pino, alla Rai, alla vigilia della gara: “Lazio-Torino? Il nostro orientamento è sempre stato quello di giocare. Se la Asl ha però un atteggiamento estremamente duro e restrittivo, dobbiamo valutare sulla base di quella che purtroppo è stata la decisione del Collegio di Garanzia dello sport, che su Juve-Napoli ha creato un precedente di giurisprudenza”. Ma Dal Pino sta qui da noi o è appena tornato da Marte? Perché la sua interpretazione è sconvolgente. Cominciando dall’Asl che terrebbe un atteggiamento “duro e restrittivo”. Ancora non ha capito che è da un anno che stiamo chiusi in casa per evitare il contagio e che nel frattempo, solo in Italia, sono morti centomila persone. E poi lascia interdetti “noi siamo per giocare”, anche noi siamo per andare al mare e i poveri commercianti sarebbero per aprire i negozi, come gli studenti ad andare a scuola. Sulle posizioni del presidente è anche il consiglio di Lega che riunito d’urgenza ha deciso all’unanimità che “Lazio-Torino si deve giocare”. Sembra incredibile. Naturalmente la partita non si è disputata, dal giudice sportivo probabilmente verrà data partita persa al Torino per 0-3. La cosa è di una gravità inaudita, anche perché un episodio simile, e altrettanto assurdo, è già accaduto in ottobre con la partita Juventus-Napoli, quando il Napoli, per le stesse motivazioni, non si è presentato a Torino e la partita fu prima data vinta alla Juventus a tavolino 3-0, con pure la penalizzazione di un punto, ma poi il Collegio di Garanzia dello sport ha accolto il ricorso del Napoli e ha deciso per la ripetizione della gara. Ora, come ha anticipato il presidente del Torino Urbano Cairo, in caso di sconfitta a tavolino si farà la stessa procedura: il ricorso per chiedere l’annullamento della decisione del giudice sportivo. Ma questi contenziosi assurdi oltre ad esasperare gli animi degli sportivi e favorire gli avvocati, a cosa servono? È però grave ed è il caso di chiedersi come sia stato possibile che non ci sia stato almeno uno, dei componenti il consiglio di Lega, in grado di capire che i giocatori del Torino non potevano in alcun caso violare la prescrizione imposta dall’Asl. E non perché i sanitari volessero tenere un atteggiamento “duro e restrittivo” come ha capito il presidente Del Pino, ma solo esclusivamente per questioni sanitarie, peraltro in applicazione doverose di norme di leggi. Che disastro. Forse, chissà, sarebbero bastate, per evitare brutte figure, anche quelle lezioni di educazione civica delle serali di una volta.    

                           Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia  

 

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