Con il Dpcm si vola: dalla Siberia alle Hawaii

 

Il 2 marzo scorso il presidente del Consiglio, Mario Draghi ha firmato il suo primo Dpcm (Decreto presidente del consiglio dei ministri), quello strumento infernale, incostituzionale, che per molti mesi ha usato anche l’ex presidente Giuseppe Conte. Sì, apparentemente, sembra lo stesso, ma, secondo alcuni, non lo è, solo gli ignoranti possono pensare che sia lo stesso modus operandi, impossibile. Ora le cose sono sostanzialmente cambiate, in maniera drastica per non dire rivoluzionaria. Ora a firmarlo c’è Draghi, e ad illustrarlo, invece di quell’incapace di Conte, c’è l’autorevole, nota giurista, Mariastella Gelmini, ministro per gli affari regionali. C’è poi un altro particolare, una novità di estrema importanza: è cambiato l’orario, prima Conte arrivava di notte, quando già si cominciavano a manifestare le prime, insidiose avvisaglie del sonno, adesso tutto avviene all’ora del tramonto, quando siamo ancora tutti vispi e possiamo seguire con la massima attenzione, come merita, l’elogio, colto, della Gelmini. Il Dpcm anche se riporta nuove chiusure e nuovi divieti è cosa diversa di prima perché è nobilitato dalla presenza della Gelmini. Il guaio, invece, e purtroppo, è che il contenuto è pressoché sempre lo stesso e serve a disporre nuove misure per contrastare la pandemia e la prevenzione dei contagi del Covid-19, ora anche con le varianti che preoccupano ancora di più.  L’uso del Dpcm, quando c’era Conte, non trovava d’accordo alcuni costituzionalisti che più volte avevano ritenuto opportuno lanciare l’allarme per le condizioni in cui era stato ridotto il nostro Paese, senza libertà, oppresso, schiavizzato da un feroce dittatore, che aveva avuto l’abilità di fare tutto, senza nemmeno un golpe. Conte si era trovato, improvvisamente, in piena emergenza, e pensava che la cosa più giusta e doverosa, in quel momento, esattamente un anno fa, fosse quella di assumere tutte le decisioni e prendere tutti i provvedimenti per far fronte all’emergenza, peraltro con i suggerimenti dei medici, a loro volta sorpresi dall’attacco di questo nuovo virus.  E, allora, fu chiaro a tutti, non solo ai costituzionalisti, che fossero, inevitabili, alcune forzature. La stragrande maggioranza degli italiani, però, capì che si camminava a tentoni, commettendo fatalmente degli errori, ma che non ci fossero alternative, e si adeguò, con altissimo senso di responsabilità, a quanto dicevano le autorità politiche e quelle sanitarie. Nessuno pensava di essere precipitati in una dittatura, salvo qualche giurista. Il nostro declino democratico e l’entrata nella dittatura l’ha descritta meglio degli altri, e non poteva essere diversamente, Sabino Cassese, professore, giudice emerito della Corte Costituzionale, il quale sulla questione aveva le idee molto chiare; infatti scriveva: “Chi firma i Dpcm andrebbe mandato alla colonia penale, servirebbe la Siberia. Conte abusa dei Dpcm, siamo vicini all’usurpazione dei poteri, prima o poi interverrà la Consulta”. Detto in tv da Cassese, e scritto sul Corriere della Sera, era un’accusa di una gravità inaudita, sconvolgente, sapere che il capo del governo, come e peggio di un dittatore, faceva scempio della Costituzione, annullando tutti i diritti di libertà garantiti dalla carta costituzionale. In realtà, sotto il profilo squisitamente giuridico, il Dpcm, che non è altro che un atto amministrativo, non poteva essere usato per limitare, come è stato fatto, alcune libertà garantite dalla Costituzione, seppure si trattasse di una situazione di estrema emergenza. Ma non rispettare scrupolosamente la Costituzione non vuol dire, automaticamente, essere precipitati in una dittatura. Tuttavia si è cercato, già nei mesi scorsi, di porre rimedio con due decreti legge il n. 6/2020 e il n.19/2020. Il che vuol dire fare prima le leggi e dopo i Dpcm. Neanche adesso, però, a dire il vero, e volendo essere pignoli, è tutto conforme alla Costituzione, come non lo è quasi mai quando ci si trova in queste improvvise, straordinarie e drammatiche situazioni, come quelle che stiamo vivendo. Tutto, però, è fatto non per imporre una dittatura, ma per tutelare la salute che è, appunto, secondo l’art.32 della Costituzione, “un fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Ora che Draghi faccia la stessa cosa, chiudendoci in casa anche a Pasqua, non mi pare ci si debba affatto scandalizzare. Pensiamo solo al professor Cassese, che in qualche modo debba cambiare la destinazione dove mandare Draghi, che, suppongo, debba essere diversa da quella che il giurista aveva scelto per Conte, dalla Siberia, immagino, che per Draghi ci siano, invece, le Hawaii.

                            Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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