Renzi, Italia viva, il potere (straordinario) di un partito virtuale e il Covid-47


Se c’è una legge che non viene rispettata in Italia è quella più importante, la Costituzione. Anzi si fa di peggio: si stravolgono i princìpi ad uso strettamente personale e delle combriccole (un pietoso eufemismo) politiche. E senza che si scandalizzi nessuno. Cominciamo dall’art. 1 con “La sovranità appartiene al popolo”. E’così? Niente affatto, da quando la sovranità è stata trasferita, da leggi elettorali incostituzionali, ai segretari dei partiti. Di fatto, il Parlamento è formato da persone scelte e volute, qualche volte come adesso vedremo anche imposte, dai sei, sette segretari dei partiti. Un esempio di scuola è quello più clamoroso capitato nelle ultime consultazioni, quando Matteo Renzi, allora segretario del Pd, doveva assolutamente trovare un collegio sicuro dove catapultare Maria Elena Boschi, sottosegretaria alla presidenza del Consiglio ed ex ministro, che non avrebbe certamente potuto presentarsi in Toscana, la sua Regione, dopo le disavventure del padre con la Banca Etruria. Alla fine, dopo aver stipulato un accordo con la potentissima Svp, ha deciso per il collegio, sicuro, di Bolzano. Ma siccome l’operazione appariva indecente anche ai dem dell’Alto Adige, il segretario Renzi ha pensate che fosse opportuno predisporre qualche altra ciambella di salvataggio in altri collegi, sempre, ovvio, il più lontano possibile dalla Toscana, per non imbattersi in qualche risparmiatore truffato dalla Banca Etruria. Non potendola mandare in Libia, ha deciso per la Sicilia, con altre candidature in tre collegi, così provocando le proteste dei simpatizzanti del Pd, come in Alto Adige, ma il segretario era lui e faceva quello che voleva, l’importante era il risultato, cioè l’elezione della Boschi, come è poi avvenuto. Con molte perdite, perché a Bolzano, il Pd ha perso il 10% e diventato il quarto partito facendosi superare dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega, ma chi si è scandalizzato?  Lo stesso, s’intende, è probabile abbiano fatto i segretari degli altri partiti. E gli elettori? Già ci siamo pure noi. Il solito popolo bue. Possiamo solo avallare il candidato proposto, senza nessuna possibilità di scelta. Che potere è? Quello che si può fare - volendo - è solo quello di cambiare partito, ed infatti è quello che è avvenuto con lo straordinario successo del Movimento 5 Stelle. Un voto di protesta, almeno i candidati grillini avevano avuto, seppure con una estemporanea e discutibile procedura, la designazione dalla base. Questo continuo oltraggio alla Costituzione porta ad una deformante e gravissima conseguenza: i parlamentari rispondono solo e soltanto al segretario del partito, soprattutto se ambiscono ad avere un'altra candidatura. Tra l’altro, come abbiamo visto con la Boschi è capitato anche con tantissimi altri candidati, paracadutati in zone diverse dalle proprie, in cui non conoscono gli elettori e nemmeno il territorio. E gli elettori - cosa ancora più importante - non conoscono i candidati.  Che fanno una toccata e fuga, per qualche comizio e qualche cena. Una cosa indecente. Gli stessi segretari dei partiti, per essere certi di essere eletti si presentano in tre collegi, e in caso di triplice elezione scelgono, sempre loro, dove andare e a chi assegnare, o togliere, il seggio.  Un altro articolo di cui si fa scempio è l’art. 67. “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. I nostri padri costituenti, che lo scrissero nel 1947, dopo il ventennio fascista e la guerra, pensarono di nobilitare, giustamente, il ruolo di rappresentante del popolo nel Parlamento, conferendo ad ogni suo componente addirittura la rappresentanza di tutto il Paese. Aggiungendo, poi, che queste nobili funzioni non possono avere condizionamenti, proprio per consentire loro (ai parlamentari) di svolgere nelle condizioni migliori i delicatissimi compiti loro assegnati. E per questo non hanno nemmeno l’obbligo di votare quello che ha deciso il partito con cui sono stati eletti, questo per evitare che la loro libertà, che è assoluta, abbia condizionamenti politici, economici, sociali. Non significa, però, che ognuno possa fare quello che vuole perché la Costituzione gli dà la massima libertà. Sì, ma per fare esclusivamente gli interessi del Paese, che ha l’onore di rappresentare, non i propri.  Il trasformismo politico, per fini e interessi personali, è in palese contrasto proprio - e può sembrare un paradosso - con questa libertà. Negli ultimi anni questa transumanza è diventata così diffusa da stravolgere non solo quello che erano le intenzioni degli elettori (ci sarebbero da tenere in qualche considerazione anche noi) ma le maggioranze governative. Secondo una ricerca, dal 2013 al 2018, ci sono stati in totale 566 passaggi di gruppo, 313 alla Camera e 253 al Senato. Sono stati coinvolti 347 parlamentari e 48 di loro hanno cambiato gruppo almeno tre volte (tre volte!). Sono nati così nuovi gruppi e nuovi partiti. L’ultimo è quello di Matteo Renzi che approfittando della crisi del governo Conte (con Di Maio e Salvini) ha trovato il modo di convincere tutti dicendo che la cosa migliore (nell’interesse del Paese, s’intende) non fosse quella che si stava per fare, vale a dire il ricorso alle urne, ma fare un nuovo governo. Andare a votare per Matteo Renzi, ormai messo ai margini nel Pd, poteva significare anche correre il rischio di dover dire addio alla vita politica. Gli sarebbero rimaste solo le conferenze, ma sarebbe stata tutta un’altra vita. Ecco allora l’idea, spregiudicata e straordinaria al tempo stesso: inventare un nuovo partito. E così con la superficialità e la disinvoltura con cui si costituisce una bocciofila è nata Italia viva, con i parlamentari che tradiscono i partiti con i quali sono stati eletti e confluiscono nel partito del capitano di ventura Matteo Renzi. Molti provengono dal Pd, ma ci sono anche quelli del Movimento 5 Stelle e Forza Italia. Insomma due nuovi gruppi alla Camera ed al Senato (a Palazzo Madama con il Psi, perché così prevede la nuova normativa) che non solo appoggiano il nuovo governo Conte, ma ne fanno parte a pieno titolo, con propri ministri. I quali, peraltro, come ha fatto di recente Teresa Bellanova, ministro delle Politiche agricole, minacciano le dimissioni se non vengono accolte le norme che propongono loro. Oggi sono 30 i deputati e 17 i senatori. Come si può immaginare che questi 47 parlamentari sarebbero stati eletti se si fossero presentati con Iv invece che con il Pd, il M5S o Fi? E che c’entra tutto questo con l’art. 67? Ma Matteo Renzi ha fatto un’altra cosa straordinaria: in provetta, a casa sua, ha creato il Covid-47 (dal numero dei suoi parlamentari ed è anche, nella smorfia, il morto che parla) e lo ha diffuso a palazzo Chigi, mettendo così tutto il governo in terapia intensiva. E il reparto di rianimazione, in cui ha messo Conte e i suoi ministri, lo dirige lui, naturalmente. Ed ha anche l’assoluta disponibilità della valvola che regola l’ossigeno. Un partito che non esisteva al momento delle elezioni, e che quindi non ha avuto il consenso degli elettori, e che, se si votasse oggi, i sondaggisti dicono che a stento potrebbe superare il quorum, è diventato decisivo per le sorti del governo e della legislatura. Lo si è visto con l’ultima sceneggiata-thriller al Senato in occasione del voto di sfiducia al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Qualche giorno fa Matteo Renzi si è inventato pure quello che avrebbero detto i morti del Covid-19, io mi limito a immaginare quello che avrebbero detto i padri costituenti: una vergogna. Lo scempio della Costituzione.

Fortunato Vinci

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