Il coronavirus ha attaccato anche la Costituzione e le libertà democratiche?
Marcello Pera, ex
presidente del Senato, deve essere rimasto molto impressionato da quella
valanga di provvedimenti, governativi e non, che hanno pesantemente
condizionato, e stanno ancora condizionando, la nostra vita, messa in pericolo
dal coronavirus, meglio identificato come Covid-19. Deve essere rimasto colpito
se, dopo essere intervenuto in una trasmissione televisiva, manifestando tutta
la sua preoccupazione dal fatto che i
rimedi eccezionali, partoriti in queste settimane nel tentativo di arginare la
diffusione del contagio, stiano limitando la democrazia, con violazione degli
articoli della Costituzione che la tutelano. Così è intervenuto, tornando
sull’argomento, con una lettera al Corriere
della Sera, firmata anche da Antonio Malaschini, ex segretario generale del
Senato. Lo ha fatto elencando i numerosi decreti legge, decreti del presidente
del Consiglio, ordinanze, direttive, circolari, oltre a tutti gli altri
provvedimenti dei presidenti delle Regioni e dei sindaci, tutti emanati, in
quantità enormi, in appena un mese. Partendo da un quesito. “In un momento come
questo chi e come decide quale scelta è giusta? In un regime che è democratico,
e tale intende restare, qual è la catena di comando adeguata, trasparente,
rassicurante? Perché i padri costituenti non presero in considerazione
l’ipotesi di “poteri speciali in situazioni speciali”. Partiamo dalla fine. Non
presero in considerazione un’ipotesi di questo genere - io credo - perché, generalizzando,
potevano dare l’impressione di comprendere e prevedere situazioni speciali anche
dal punto di vista politico. Cosa in quel momento non solo non era auspicabile,
era addirittura inimmaginabile, dopo il ventennio fascista e la guerra. Tuttavia
mi pare che l’art.77 quando, sia pure eccezionalmente, in casi di necessità e
d’urgenza, preveda la funzione legislativa delegata al governo, con i decreti
legge da convertire entro 60 giorni dal Parlamento, dia un’indicazione,
ancorché generica, di situazioni comunque speciali. L’art.77, in verità, in
passato, tanti governi, non solo lo hanno violato, ne hanno fatto addirittura scempio,
senza che nessuno, a parte qualche flebile rimbrotto del Quirinale, gridasse al
pericolo per la democrazia. Certo ora la situazione è un po’ diversa perché i
provvedimenti sono tanti, pesanti, gravi, incidono sulla nostra libertà
personale, sulla privacy, sul lavoro. Ma pesante, grave, eccezionale, e
aggiungerei drammatica, è anche questa emergenza, che è però sanitaria ed
economica non politica. Stare in casa perché qualcuno con “pieni poteri” lo ha
imposto, è cosa assai diversa di stare in casa, solo temporaneamente, per evitare
il contagio e, soprattutto, senza che lo faccia un uomo con “pieni poteri”. E’
un accostamento improponibile dal punto di vista logico e pratico. A meno che qualcuno non immagini che il presidente
Giuseppe Conte abbia i “pieni poteri”. Se li avesse avuti, la prima cosa che
avrebbe fatto sarebbe stata quella di togliere dalla tv, tutti quei peracottari,
senza arte né parte, che vanno nei talk show solo per insultarlo. La differenza,
in maniera piuttosto netta tra le due situazioni, la fanno i dati
impressionanti dei contagiati e dei morti, con le immagini che mostrano la fila
di camion con le bare, senza un fiore, senza un parente, senza una meta,
affidate alla pietà dei militari, segni drammatici e indelebili di una tragedia
di proporzioni bibliche. Questo è il contesto in cui si stanno muovendo, e con
il massimo impegno, tutte le autorità, a livello centrale e periferico, ma certo
a tentoni, improvvisando un po’ su tutto, con il rischio, peraltro
elevatissimo, di sbagliare, cosa che porterebbe ad allungare la già lunghissima
catena di morti. Quando qualcuno, come Matteo Renzi in questi giorni, dice che
bisogna riaprire le attività, ci si rende conto delle conseguenze che decisioni
improvvide e precipitose possono provocare? Perché queste decisioni solo formalmente
spettano ai politici, le devono prendere, e di fatto le prendono, i medici, che
seguono, si deve dare atto con straordinario impegno e professionalità,
l’evoluzione della pandemia. E siccome i medici di tutto il mondo sostengono
che per ora l’unico modo per evitare il contagio è di stare chiusi in casa, mi
sembra una disposizione dura, personalmente durissima, ma necessaria, e alla
fine sopportabile con qualche sacrificio, e, in fondo, sensata, ragionevole e
responsabile. Imposta dalla pericolosità del virus come i dati, ora dopo ora,
stanno drammaticamente a dimostrare. A chi può spettare la catena di comando in
questa situazione emergenziale? Altro quesito proposto e sollecitato. Mi sembra
che in questo caso non può che essere il capo del Governo a doversi mettere al
timone, non arrogandosi i pieni poteri e non ignorando il Parlamento, ma solo
perché i provvedimenti, che alcuni dicono che siano pure arrivati in ritardo, avevano
bisogno, nella sua eccezionalità, della rapidità e della immediatezza che
l’urgenza imponeva. Altrimenti non vedo chi avrebbe dovuto decidere e quale
avrebbe dovuto essere la procedura, per non violare i nostri diritti democratici
costituzionali. Come? Fare un decreto legislativo? E magari, per essere sicuri
che ci fosse la piena volontà popolare, sottoporlo pure a referendum? Almeno un
po’ di logica e di buonsenso in questi momenti è lecito pretenderla. Lo stesso
vale per le violazioni della privacy. Certo che in qualche modo viene violata la
nostra riservatezza, ma in questo caso è imposta – è inutile ripeterlo per
l’ennesima volta – dalla situazione eccezionale d’emergenza. Il guaio, invece,
è che viene violata un’infinità di volte ormai da tutti, senza provocare
scandalo e indignazione. Il nostro operatore telefonico sa tutto di noi, gli
albergatori anche, vogliono il numero della carta di credito per le
prenotazioni, il numero del conto corrente lo sanno, oltre al solito operatore
telefonico, l’Enel, il fornitore del Gas, Sky, Dazn. Senza dare la email non si naviga in
internet. Dov’è, e chi la tutela, la privacy? Qualche deregulation in questo periodo di emergenza non mi sembra debba
essere considerato un problema gravissimo, in fondo si tratta di decisioni e
limitazioni provvisorie. Per finire, e accantonare definitivamente le
preoccupazioni per la ridicola “dittatura incombente”, credo sia illuminante la
notizia riportata dal Corriere della Sera
del 1 aprile. “Le misure di chiusura e distanziamento sociale adottate in
Italia dall’inizio dell’epidemia di coronavirus hanno salvato fino ad oggi 38
mila vite, riducendo i contagi. Lo stima uno studio dell’Imperial College di
Londra cofirmato da Neil Ferguson, uno dei più autorevoli epidemiologici al
mondo e colui che ha convinto il premier britannico Boris Johnson a passare al lockdown”.
Fortunato Vinci – (Asi)
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