L’immigrazione, le sacerdotesse del pietismo e i puntini sulle “i”
E’ arrivato il momento di
mettere i puntini sulle “i” sull’immigrazione, perché è diventato ormai
intollerabile assistere, a tutte le ore del giorno e della notte, alle
polemiche, i litigi per non dire le risse sulla questione dei migranti. Ci sono
quelli che vogliono l’accoglienza e chi invece è assolutamente contrario. Spesso
questi contrasti mettono a rischio perfino la tenuta del governo. E’ inconcepibile.
Chiariamo subito il fatto che tra i primi non ci sono solo quelli che lo fanno
per spirito umanitario. Tanti - immagino la maggioranza - che alimentano e
sostengono la mobilitazione delle sacerdotesse del pietismo, con l’immigrazione
ci fanno affari d’oro, d’ogni genere, e senza alcun ritegno. Cominciando da quelle
navi che s’imbattono, per caso, con i gommoni, caricati all’inverosimile di migranti,
tra cui immancabilmente ci sono donne (meglio se incinte) e bambini, e li
salvano. E’ chiaro che non è vero. Sono
navi (alcune appositamente noleggiate per fare questa lucrosa attività) che
vanno a prendere gli africani vicino alle coste della Libia, veri e propri
traghetti dell’immigrazione. Un’altra credenza, da precisare e demolire subito,
è quella secondo la quale gli immigrati sono indispensabili all’Italia perché
ci pagano le pensioni. Mi sembra più che la conseguenza di una sgangherata
contabilità, un’idiozia. Ma costoro hanno mai fatto i conti quanto costano per mantenerli,
quanto costano per gli alloggi, per l’alimentazione, per i servizi, per la
sanità? Tutte quelle donne incinte che vengono in Italia, partoriscono qua e
allevano i propri figli qui da noi a spese nostre, le hanno mai viste? E hanno
fatto, costoro, qualche riflessione sulle conseguenze che creano a noi
italiani? Anche nei ritardi nella soluzione dei problemi, tanti e complessi,
che abbiamo nel nostro Paese. Quanti lustri devono aspettare, nei containers, al
freddo e al gelo, le famiglie dei terremotati per avere una casa, perché non ci
sono i soldi? E’ di qualche giorno fa, l’appello a fare presto del vescovo di
Acireale, Antonino Raspanti, per gli aiuti ai terremotati della Sicilia per il
sisma del mese scorso, ma ci sono ancora, in fila, ad aspettare, quelli che
hanno perso la casa per il terremoto in Abruzzo, nelle Marche e in Umbria. E quanto
ancora devono aspettare le migliaia di esodati che da sette anni (sette anni,
un’eternità!) non percepiscono un centesimo di euro e vivono con la carità di
parenti e amici. Noi che abbiamo le mafie più potenti e più pericolose abbiamo
proprio bisogno di offrire alla delinquenza organizzata manodopera a basso
costo e a volontà? Con conseguenti grossi problemi per la sicurezza. Queste
situazioni non sono dettagli. Incidono pesantemente sulla vita quotidiana di
tutti noi. Non si può accettare a cuor leggero che si è deciso di tagliare
perfino la rivalutazione delle pensioni per il recupero dell’inflazione (anche
a quelle di modestissima entità) per dare il reddito di cittadinanza anche agli
stranieri, sia pure a quelli che risiedono in Italia da almeno dieci anni. Queste
decisioni, è inutile nasconderlo, alimentano la rivalità ed il rancore per non
dire l’odio verso gli immigranti. Ma, poi, c’è il cuore del problema che va
esaminato con equilibrio e senso di responsabilità, senza farsi condizionare da
ideologie e preconcetti. Perché scappano dai loro Paesi? Lo racconta Luigi
Manconi, che è uno che si batte per l’accoglienza. “I naufraghi (si riferisce a
quelli che erano sulla nave dell’Ong, Sea Eye, ndr) provengono da undici diverse nazioni africane. Tutti Paesi
dove si verificano condizioni di massima insicurezza, o a causa del dominio di
regimi totalitari o a motivo di uno stato di estrema povertà; o perché dilaniati
da conflitti bellici e guerre civili o perché teatro di attività terroristiche
e di persecuzioni di natura etnica, religiosa o sessuale”. Se questi sono i
motivi, che cosa bisogna fare? Manconi,
e tutti coloro che la pensano come lui, ritengono che l’Italia possa accogliere
tutti gli abitanti di questi undici Paesi, e di qualche altro Paese che Manconi
si è dimenticato di contare? Io penso che una persona dotata di normale
intelletto, capace di intendere e di volere, non prenda nemmeno per un solo
istante un’ipotesi di questo genere. E cosa del tutto improponibile e
impossibile da realizzare. Si dice: gli immigrati andrebbero divisi tra tutti i
Paesi Europei. Sì, ma l’accordo, peraltro faticosamente raggiunto, è solo su
base volontaria; e i Paesi disposti ad accogliere i profughi sono pochi. Ecco
perché non ci sono alternative alla linea della fermezza, con la chiusura dei
porti, imposta dal governo italiano, soprattutto da Matteo Salvini. Finora, infatti,
è l’unica decisione che ha portato a qualche risultato concreto, infatti gli
sbarchi, così come i morti, si sono ridotti drasticamente. Sono decisioni certamente
dolorose che commuovono e mobilitano le coscienze per le sofferenze delle donne
e dei bambini, che, però, fateci caso, su quei gommoni non mancano mai, un dato
che insospettisce molto. Ci sono invece le soluzioni che bisogna cercare lì,
nelle singole nazioni dell’Africa. Intanto dove ci sono le guerre civili
bisogna fare in modo di farle finire prima possibile. La responsabilità, in
questi casi, non è del fato, è delle singole fazioni in conflitto. E chi lo può fare meglio di tutti quei giovani,
forti e robusti, che vediamo trastullarsi con il telefonino nelle nostre
piazze. Solo loro potrebbero contribuire a risolvere quei problemi, così come solo
loro, invece di partire e abbandonare il loro Paese, potrebbero cercare di
combattere contro i dittatori che li tengono oppressi. Se scappano, i dittatori
rimarranno lì all’infinito e sottomettono, con violenze d’ogni tipo, tutti
coloro che non possono espatriare. A quelli non ci pensa nessuno? Qualcuno dovrebbe
insegnare loro che in Italia ci furono, durante il Risorgimento, migliaia (o
forse milioni) di giovani che persero la vita per lottare contro gli invasori.
Non sono scappati, se lo avessero fatto, come fanno adesso gli africani, noi
saremmo ancora sotto il dominio austriaco. C’è, infine, un'altra questione da
sfatare e da chiarire a proposito delle “fughe per condizioni economiche”. Si
dice: è successo anche agli italiani nel secolo scorso. Ci sono stati milioni
di italiani che emigrarono, con la valigia di cartone piena di sogni, per
sbarcare nei Paesi dove speravano di poter stare meglio. E’ vero, ci furono
questi flussi emigratori, ma con almeno due sostanziali differenze. I nostri
connazionali partirono senza che nessuno si preoccupasse di accoglierli e
mantenerli. E non mi pare un particolare di poco conto. Andarono esclusivamente per lavorare, e lo
fecero con immani fatiche e umiliazioni d’ogni genere. La seconda differenza è
che l’Italia non aveva risorse, era povero. L’Africa è il continente più ricco
della terra. Se si riuscissero a sfruttare tutte le risorse che ci sono si
potrebbero migliorare notevolmente le condizioni economiche di milioni di
abitanti. Su queste direttrici si dovrebbero indirizzare gli aiuti dell’Europa
e dei Paesi ricchi come gli Stati Uniti, invece di ipocrite ed interessate
accoglienze che non aiutano né i migranti né tantomeno gli italiani. E che comunque
non sono soluzioni definitive, che risolvono i problemi, ma interventi
umanitari, estemporanei, precari e sempre provvisori. Creano invece i
presupposti per conflitti interni, tra italiani e stranieri, di cui già si
intravedono pericolose avvisaglie. Ed è da irresponsabili ignorarli e
sottovalutarli. La maggioranza degli italiani, causa anche l’insicurezza
diffusa, percepita a causa dell’aumento dei furti, violenze, prostituzione,
spaccio di droghe, si è resa conto che il problema non solo esiste, è anche
grave e complesso. Ed infatti è, come dicono i sondaggi, in maggioranza
schierata e perfettamente d’accordo con la posizione intransigente, ai tempi
del governo gialloverde, tenuta dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Fortunato
Vinci –(Asi)
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