Ignorato il peso del fisco nell'allarme per il livello, insufficiente, di stipendi e salari
È
da qualche giorno che si parla di stipendi e salari, nell’imminenza della festa
del lavoro. Cominciando dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che
ha rilevato “aspetti di preoccupazione sui livelli salariali, come segnalato
anche dall’ultimo Rapporto dell’Organizzazione internazionale del Lavoro (Oil)
e tante famiglie non reggono l’aumento del costo della vita”. Aggiungendo che
l’Italia “si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo,
con salari inferiori a quelli del 2008”. Poi c’è stato il richiamo alla
sicurezza nel lavoro e al dovere di equità nelle retribuzioni dei migranti. Questioni importanti e bene ha fatto
Mattarella a dare l’allarme. Anche se si è dimenticato di dire che il problema
principale è del fisco: pesante, iniquo, insopportabile, che condiziona
quotidianamente la vita dei cittadini. Dai generi alimentari di prima necessità,
con l’Iva dal 4 al 10%, sempre che, con irresponsabile audacia, non si debordi
nel lusso, pensando, per esempio, di acquistare una bottiglia di acqua minerale
o di birra perché in quel caso l’Iva arriva, come se si fosse acquistata una
Ferrari, al 22%. Partendo da qui c’è un’escalation di tributi infiniti per
elefantiaci strutture statali, regionali, provinciali, comunali etc. ormai impossibile
da mantenere. Come si fa a non capirlo? Quello che dice Mattarella, cioè che “resta
alto il numero di giovani, con preparazione anche di alta qualificazione spinti
all’emigrazione” è drammaticamente vero, ma avviene perché sono spinti non solo
dal salario basso, ma pure dalle imposte elevate. Perché mai dovrebbero
rimanere in un Paese che tassa il reddito intorno al 50%? E non ti dà nemmeno alcuna
garanzia sul lavoro? I veri ricchi, ma ormai lo fanno anche i pensionati, stanchi
di pagare tributi così elevati vanno a vivere (anche se solo fiscalmente)
all’estero. E lo Stato subisce danni enormi. Lo stesso avviene con le stelle
dello sport. Quando si viene a sapere che Jannik Sinner ha la residenza a
Montecarlo non bisogna scandalizzarsi. Solo un’idiota, che guadagna 20 milioni
o più l’anno, è disposto a dare la metà o forse più allo Stato per avere in
cambio niente. Certo, ci sarebbe la solidarietà, ma anche per questa c’è un
limite. Qual è la conseguenza? Che così lo Stato italiano non prende nemmeno un
euro. E lo stesso capita con le evasioni fiscali, che ammontano a 100 miliardi
di euro l’anno. Perché devo dare metà di quello che guadagno allo Stato? È
troppo, esagerato, e così, se posso, evado. Questo è quello che dicono e fanno gli
evasori. Ma ci sono pure tanti - ci sono da considerare anche questi - che
senza il nero dovrebbero chiudere. Così succede che tutti gli apparati, costosissimi,
li mantengono i lavoratori dipendenti e i pensionati. Viene mai in mente una
riflessione di questo genere a Sergio Mattarella e a Giorgia Meloni? Mai.
Eppure la soluzione c’è ed è quella di risparmiare, cosa possibile, oltre che
doverosa con un debito statale monstre: abolendo le Regioni e le Province come
ho scritto in un recente articolo: “Il lusso, costosissimo e inutile, delle
Regioni e delle Province che sono da abolire prima possibile”.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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