Le critiche assurde a Giorgia Meloni l'anno fatta sembrare un portento
I
due giorni di dibattiti alla Camera e al Senato per la fiducia al governo di
Giorgia Meloni hanno offerto l’occasione per sentire oltre agli elogi,
ovviamente scontati dagli esponenti dei partiti della coalizione di centrodestra,
anche tanti, troppi, inutili, banali sproloqui. Le opposizioni non si sono
limitate a dire quel poco che potevano e dovevano dire, come peraltro era
giusto e doveroso fare, hanno spesso oltrepassato il limite del buonsenso e
della logica. Così, invece di rilevare e adeguatamente sottolineare i limiti di
questo nuovo governo, hanno fatto straordinari assist, tanto da far apparire Giorgia
Meloni un portento, forse più brava di quella che è. Archiviate ormai quasi del
tutto le accuse di eredi del fascismo, la maggior parte delle critiche sono
state di eccellente lana caprina. Cominciando dal confronto serrato su quel
“merito” appiccicato arbitrariamente, senza fare nemmeno un referendum, alla
denominazione del Ministero dell’Istruzione. Questo “merito” ha allarmato un
po’ tutta la sinistra perché è discriminatorio, tipico atteggiamento della
destra che vuole una scuola di classe per emarginare i ragazzi delle famiglie
meno abbienti, vuole la selezione, per danneggiare i meno dotati. Non hanno ancora
capito che l’unica arma, o almeno la principale, che hanno tutto coloro che non
vengono da una famiglia agiata, con le conoscenze giuste, con parenti e amici
potenti, è proprio il merito, solo così possono superare tutti gli ostacoli che
troveranno davanti, solo se sono bravi, capaci e meritevoli, come peraltro dice
la Costituzione. Le minoranze hanno poi scoperto che questo governo non vuole
combattere né l’evasione fiscale né le mafie. Come se qualcuno lo avesse mai
fatto. Però Giorgia Meloni ora sta per diventare addirittura complice in quanto
invece di porre un tetto all’uso del contante, adesso di 2.000 euro, ma che da
gennaio doveva essere di 1.000 euro, la presidente del Consiglio e i suoi
compari, Matteo Salvini su tutti, vogliono alzare il limite a 5.000 euro, ma si
era corso il rischio - pensate - di elevarlo a 10.000. Secondo alcuni
parlamentari sarebbe un chiaro messaggio agli evasori e alle mafie. Il limite all’uso
del denaro contante è una banale, ridicola quanto inutile foglia di fico. Se su
qualche documento della Banca d’Italia c’è scritto che bisogna limitare l’uso
del contante, c’è scritto anche che questo auspicio va inserito in un contesto più
ampio e generale, in cui si indicano, principalmente, altri strumenti molto più
importanti e decisivi, che non sono stati mai usati. Infatti gli evasori, come
è arcinoto a tutti, sono pressoché infiniti e le mafie, cosa altrettanto
arcinota, hanno il controllo assoluto di tutto il territorio italiano, e non
solo. Ma come si può pensare che gli evasori e le mafie possano essere arginati,
nelle loro molteplici e sofisticate attività delinquenziali, solo con il limite
del contante? Mi raccontava un conoscente che molti anni fa, quando in banca,
nell’invio dei soldi, c’era il limite di venti milioni di lire, per non far
scattare le segnalazioni con i conseguenti controlli della Banca d’Italia, lui,
che non voleva farsi controllare, invece di fare i versamenti di quell’importo,
ogni volta faceva i bonifici di 16 milioni, evitando così facilmente ogni
controllo. Fatta la legge, piuttosto inutile, trovato facilmente il modo per
aggirarla. Questi limiti hanno solo l’effetto di illudere il popolo bue e di creare
disagi alle persone oneste e far costare di più le transizioni finanziarie,
favorendo le banche. Altro motivo di critiche è stato quello dell’articolo
determinativo: bisogna usare “la” per chiamare la presidente, come suggerisce
la grammatica o “il” presidente come ha chiesto Giorgia Meloni? E qui il
dibattito è stato appassionante, perché i sacerdoti dell’accademia della
Crusca, presenti, come è noto, in numero elevato tra i parlamentari, hanno dato
il meglio facendo sfoggio del notevole bagaglio culturale in loro possesso. Che
spettacolo! Pensate quanto interesse possa avere suscitato un dibattito di tale
spessore tra chi era angustiato perché il giorno dopo non sapeva come pagare le
bollette del gas e della luce. Ma le critiche più demenziali a Giorgia Meloni sono
state quelle di essere stata generica, nel vago, nei suoi interventi, sia alla Camera
sia al Senato, e di non avere ancora detto come vuole risolvere, nei dettagli,
i tantissimi problemi che riguardano la vita degli italiani. Ma qual è il
fenomeno che prima ancora di assumere le funzioni, senza vedere, leggere,
studiare, capire i problemi, a volte complessi, può dare una soluzione? Fare il
contrario, semmai, sarebbe stato grave, segno di superficialità preoccupante. È
evidente che doveva stare, ed essere, nel vago, e il suo operato, e dell’intero
governo, va giudicato, valutato ed eventualmente contrastato, pure duramente se
necessario, nei fatti concreti. È quello che, in fondo, ha detto, per Azione e
Italia viva, dopo aver dichiarato il voto contrario, Matteo Renzi.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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