La crisi d'identità del Pd ha origini lontane
Nel
Pd c’è un acceso e confuso dibattito dopo che il segretario Enrico Letta ha
deciso di lasciare il suo incarico. Le ragioni principali della crisi non
riguardano, però, il risultato delle elezioni, che tutto sommato è andato come
al solito, senza infamia e senza lode, i mali affondano le radici nel passato. Vanno
ricercate in quella fusione acefala, tra i Ds e la Margherita del 2007, quindici
anni fa. Ricordo perfettamente le discussioni fatte con alcuni amici,
autorevoli esponenti della Margherita, che erano per la fusione, mentre io
dicevo che i due partiti non avevano quasi nulla in comune per mettersi
insieme. Valori, tradizioni, programmi, alleanze: nulla. E che l’accordo
avrebbe nociuto ad entrambi i partiti, perché l’unione, invece di ottenere la
somma dei voti, avrebbe portato, al contrario, alla perdita d’identità, con
conseguente smarrimento degli elettori con diminuzione di voti. Messi insieme,
Ds e Margherita, smarrirono le peculiarità con cui gli elettori tradizionali
identificavano entrambi i partiti. Ne è venuto fuori un qualcosa di vago e di
indefinito, difficile da capire e ancor più difficile da seguire e da
votare. Insomma un grave sviamento degli
elettori. Lo dimostra il fatto che il decollo non c’è mai stato, non solo
quello elettorale, nemmeno il dibattito e il confronto tra i cittadini e nel
Paese. Gli ultimi colpi di grazia, certo, glieli ha dati Enrico Letta e non
solo lui, anche tutti coloro che lo hanno consigliato e indotto a commettere
quegli errori. Ma ora è arrivato il momento di chiarirsi le idee, se ancora ne
sono rimaste. Il Pd, o come si vorrà chiamare, ha futuro se decide, una volta
per tutte, di diventare un partito di sinistra, moderata e progressista, che
guarda al centro più che all’estrema sinistra. E dovrà farlo con un programma moderno,
e di estremo pragmatismo, senza continuare a tenere scheletri ingombranti
nell’armadio e senza farsi condizionale da ideologie ormai superate dai fatti e
dalla storia. E mandare via qualche mosca cocchiera che confonde e danneggia.
Quando si vede che il centrodestra ha preso più voti persino in Toscana e in
Emilia, quando si intervistano vecchi comunisti che dicono di aver votato
Giorgia Meloni, significa che è lì il problema, vuol dire che il Pd ha perso la
sua identità, la sua anima, ha trascurato i suoi elettori, ha abbandonato i
territori, ha dimenticato il confronto con gli iscritti e con la gente che ha
bisogno di aiuto e di sostegno. E questa è la reazione, rabbiosa, di chi si
sente tradito. Che non può accettare, e votare, un segretario che appena eletto
pensa alla patrimoniale e allo ius soli. Significa essere lontano anni luce dai
problemi della gente e del Paese. Se è il caso, si arrivi ad una scissione,
come dice qualcuno, ma dal congresso deve venire fuori un partito nuovo, con
strategie politiche nuove e convincenti per governare bene, semmai dovesse
ottenere la maggioranza, altrimenti, senza voti, scomparirà piano piano, tra
rigagnoli insignificanti di sostenitori scontenti.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
Alla base della crisi del PD vi è fondamentalmente un’avversione al significato storico-politico del patrimonio del socialismo democratico. L’ostinata tendenza a voler rappresentare autoreferenzialmente In modo solitario la sinistra, ha costituito l’origine del fallimento politico. La portata storica del movimento socialista democratico ha costituito un tabù trasversale, sostanzialmente assente dal vocabolario politicamente corretto. Questo è stato il previsto tallone d’Achille del PD che nessuno ha preso in seria considerazione.
RispondiEliminaSono contento di leggere finalmente un punto di verita' sui risultati elettorali del PD ("il risultato delle elezioni, tutto sommato è andato come al solito, senza infamia e senza lode"). E l'altra vera verita' e' che "i mali [del PD] affondano le radici nel passato". Seguiro' con molta attenzione e grande interesse questo momento di crescita del partito, e spero di poter essere guidato come al solito dall'Idealiberale.com.
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