Qualche riflessione sul Perugia dopo la sconfitta con la Reggina, in attesa della trasferta a Ferrara

 

Provo a fare qualche riflessione, quello che, immagino, staranno facendo, e già da ieri sera, i tifosi del grifo che erano al “Curi” e quelli che hanno visto la partita in tv. La prestazione contro la squadra calabrese è stata deludente, molto deludente, più di quanto era possibile immaginare pur sapendo che il match, contro gli uomini di Alfredo Aglietti, sarebbe stato comunque difficile e impegnativo.  Perché si tratta di una squadra, quella amaranto, coriacea, che si mette in campo con un ermetico 4-4-2 che è difficile scardinare. Giocatori che lasciano poco spazio agli avversari, perché dotati fisicamente, e che lottano su ogni pallone con estrema determinazione, a maggior ragione ieri sera sapendo, che in caso di vittoria, avrebbero raggiunto, visti i risultati del pomeriggio, il Benevento al secondo posto in classifica. Ma la Reggina, al di là dei propri meriti, ha potuto, e saputo, sfruttare, gli errori e i limiti dei biancorossi. Forse è stata, tra le gare giocate finora, quella che ha messo in mostra tutti insieme, in una sola volta, tutte le criticità e i difetti dell’organico affidato a Massimiliano Alvini. Cominciando da quello che è il suo punto di forza, la difesa, che non si è accorta che Golabinov era lì appostato, a due passi da Chichizola, che bisognava marcarlo perché – è notorio - è una vecchia e collaudata volpe dell’area di rigore ed è il cannoniere della squadra e del campionato.  Un errore grave, una leggerezza nei primi minuti, si era al 5’, ha probabilmente condizionato pesantemente tutta la partita, ma i problemi sono venuti dopo, quando il Perugia ha provato a reagire. L’ha fatto con rabbia e lodevole, apprezzabile impegno, ma senza ottenere nulla, senza mai impegnare seriamente Turati, senza mettere alle corde la Reggina che poteva ribattere con disinvoltura, senza affanno, tutte le velleitarie azioni offensive dei biancorossi. La speranza di un recupero, c’è stata fino allo scoccare del 45’ quando Bellomo ha messo a segno il secondo gol. A quel punto, seppure con un tempo ancora da giocare, la partita era già finita. Il Perugia in mezzo al campo ruminava gioco, passaggi laterali, senza prospettive e senza un sussulto, nonostante Alvini, nel frattempo, avesse fatto entrare in campo un po’ tutti i giocatori a disposizione. Colpa dell’attacco? È abbastanza evidente che se una squadra, dopo 10 giornate, ha come cannoniere Rosi, un terzino, con due reti, vuol dire che non è messa benissimo in attacco. Tanto è vero che, con 9 reti, è il peggiore attacco dopo il Pordenone che ne ha fatte solo 6, ma è ultimo. La colpa, però, non può essere data a Matos o a De Luca, e neppure a Murano o a Carretta, sfortunato ieri, uscito per un infortunio, speriamo non grave, dopo qualche minuto dal suo ingresso in campo. Gli attaccanti hanno colpe specifiche quando sbagliano i tiri, quando non sanno sfruttare le occasioni, ma il Perugia quante occasioni crea? Pochissime, qualche volta, come ieri, nessuna. E poi Matos e De Luca,  come hanno dovuto fare anche ieri, devono tornare indietro per prendere il pallone. Possono, qualche volta, addirittura, devono partecipare al gioco gli attaccanti, ma se stanno sempre lontano dalla porta avversaria è difficile che riescano anche a segnare. Non sono ossessionato dalla assoluta necessità del trequartista, ma qualcuno che sia in grado di lanciare, costruire gioco, offrire la palla gol ci deve pur essere. Sì o no? Chiamatelo come vi pare, ma sono convinto che senza uno o più rifinitori, la gara sia sempre in salita, contro qualsiasi avversario. Mancano spesso, per non dire del tutto, gli inserimenti per sfruttare le fasce (all’inizio lo faceva benissimo Lisi) non per fare il cross che, come si è visto anche ieri, non ha nessuna possibilità di finire sulla testa di un attaccante, quanto, invece, di andare sul fondo e passare indietro a un giocatore che segue l’azione ed è pronto a battere a rete. Come ha fatto la Reggina in occasione del gol di Bellomo. Perché le azioni che nascono dal passaggio indietro, dal fondo campo, sono sempre azioni pericolose per i difensori avversari. Non voglio scoprire niente, s’intende, cerco solo di immaginare come il Perugia possa sfruttare al meglio i giocatori che ha. Perché non mi sembrano, nel complesso, inferiori a quelli delle altre squadre. Il Perugia ha affrontato tutte quelle che stanno davanti, escluso il Pisa, e mi pare che abbia retto sempre bene il confronto, molte volte giocando addirittura meglio. Ha vinto, meritatamente, con Cremonese e Brescia, ha perso con Ascoli e Reggina, ma con la squadra marchigiana la sconfitta è venuta, non tanto per il gioco, quanto per i due jolly di Saric e un rigore discutibile. Insomma, la sconfitta contro la Reggina non deve allarmare, può essere, e speriamo che lo sia, solo una gara sfortunata, cominciata male e proseguita peggio, che, però, deve servire per riflettere, rivedere qualche schema e definire meglio i compiti di qualche giocatore, secondo le proprie spiccate attitudine. Massimiliano Alvini, saprà fare al meglio tutte queste cose, ma vanno fatte alla svelta perché siamo già alla vigilia di un’altra trasferta difficile, a Ferrara contro la Spal, una squadra in crescita come ha dimostrato nell’ultima giornata, vincendo ad Ascoli.  

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

Commenti

  1. In trasferta: 1,8 punti a partita, media-promozione (diretta!). In casa: 1 punto a partita: media-retrocessione. Per ora.
    In prospettiva, molto improbabile che si mantenga la prima e non facile da alzare la seconda, visti i limiti dell'organico.
    Ci toccherà, per l'ennesima volta, aspettare con ansia (e pessimismo...) i secondi "supplementari" del mercato invernale?

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