Il mio fischio a Donnarumma

 

Ieri sera, durante la partita di semifinale di Nations League, a Milano, tra Italia e Spagna (1-2 per la cronaca) il portiere Gianluigi Donnarumma è stato ripetutamente fischiato a prescindere, non solo per quella papera da principiante che poteva costare un altro gol. I giornali hanno deplorato questo comportamento del pubblico, ma se fossi stato a San Siro avrei fischiato anch’io l’ex portiere del Milan. I tifosi vengono, a volte, criticati, giustamente, per gli eccessi di cui si rendono responsabili, ma dopo una vita trascorsa tra di loro posso dire che, salvo quando eccedono, hanno quasi sempre ragione. Non solo, spesso dimostrano di avere sensibilità che mancano in altri contesti. Hanno una memoria di ferro, non dimenticano mai, nel bene e nel male. Gianluigi Donnarumma è stato coccolato dal Milan, la società e la squadra in cui è cresciuto ed è stato lanciato, a 16 anni e 8 mesi, ad alti livelli, alla quale ha anche imposto, qualche anno fa, anche l’ingaggio del fratello. Ebbene l’anno scorso, ha lasciato la società rossonera, in difficoltà economiche, per approdare al Paris Saint-Germain dei ricchi petrolieri del Qatar. Donnarumma è andato in Francia per i soldi, per guadagnare di più. Se poi questa sia stata anche una saggia scelta professionale è solo un dettaglio ed è tutta da vedere e da dimostrare, anche perché, finora, spesso, l’allenatore, Mauricio Pochettino, lo ha mandato in panchina e gli ha preferito il 34enne Keylor Navas. E mi sovviene il ricordo di tanti campioni, dentro e fuori del campo, che hanno rinunciato alla carriera e ai soldi (anche ai soldi, Donnarumma!) pur di non tradire la maglia e la squadra. Certo, non mi scandalizzo per quello che avviene nel calciomercato, un via vai di giocatori, in un giro vorticoso di soldi, per accontentare gli incontentabili campioni, sempre più avidi e sempre più interessati al business. Ma questo significa ignorare, violare, mortificare i principi e i nobili ideali dello sport. E pure la passione e l’entusiasmo dei tifosi, che quando si sentono traditi, come nel caso di Donnarumma, fischiano giustamente. Il minimo. 

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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