Nel Dpb, con la proroga parziale del 110 %, il governo sbaglia, ma all'unanimità
Non
è un granché il fatto di sbagliare all’unanimità, anzi, sarebbe un’aggravante. Ma
è così. Dai resoconti che danno i giornali su quanto è stato deciso dal governo
in merito all’approvazione, appunto all’unanimità, del Documento programmatico
di bilancio, inviato, ieri stesso, a Bruxelles, si sa che non c’è stata la proroga,
per tutti, del super bonus, peraltro molto attesa, perché le normative e le
procedure ingarbugliate (un pietoso eufemismo) hanno allungato i tempi e
aumentati i costi. Proprio il problema dei tempi, dilatati dalla mancanza di
materie prime, dalla impossibilità di avere forniture, dalla difficoltà di
trovare manodopera specializzata, oltre ai chiarimenti dell’Agenzia delle
Entrate, quasi quotidiani, che modificano, spesso, procedure ed
interpretazioni, suggeriva la necessità di una proroga, senza slalom, uguale
per tutti. Invece, l’allungamento fino al 2023 è previsto solo per i condomini
e le case popolari. Così l’agevolazione fiscale finisce, per chi ha un solo
appartamento, il 30 giugno prossimo e chi ne ha da 2 a 4 il 31 dicembre 2022 se
ha eseguito almeno il 60% dei lavori entro il 30 giugno 2022. La tanto
declamata semplificazione - finora un miraggio - avrebbe dovuto portare ad una sola
data, senza distinguo. Ci sono, a palazzo Chigi e nei palazzi dei Ministeri, fior
di fenomeni, considerando gli stipendi che percepiscono, ma i risultati non
sempre sono all’altezza delle spese sostenute, dallo Stato, per mantenerli. È
vero, le decisioni sono politiche, ma qualche suggerimento alle mezzecalzette dovrebbero
pure darglielo, altrimenti perché ci stanno? Alle voci della vigilia di una decisione
di questo genere, i professionisti interessati: ingegneri, architetti,
geometri, commercialisti, non credevano. Pensavano, siccome sbagliano quasi
sempre, per la legge dei grandi numeri dopo una fila interminabile di errori
alla fine una l’avrebbero dovuta azzeccare, invece niente. E così, dicevamo,
non è stato prorogato il sisma bonus se non per le case popolari e i condomini,
che, per molteplici e ovvie ragioni, sono le strutture che meno hanno fatto, e
faranno, ricorso a questo genere di agevolazioni. Le limitazioni solo alle case
popolari sarà successo perché qualcuno, tra i bolscevichi che sta nel governo,
avrà pensato che avrebbe potuto favorire gli odiati ricchi, se la proroga fosse
stata per tutte le case e non solo quelle popolari. Nei vari comunicati,
infatti, si legge: “Prorogato il sisma bonus, ma non per le villette”. Di
fatto, però, la proroga sarà utile, essenzialmente, per l’eco bonus. Con un po’
di logica e buonsenso si poteva, si doveva, invece, decidere diversamente. I
due sostegni al 110%, uno per il sisma bonus e l’altro per l’eco bonus,
dovrebbero andare appaiati, per tutti. I primi interventi sono opere importanti
per evitare, o almeno limitare, i disastri che provocano i terremoti che, purtroppo
periodicamente, si verificano nel nostro Paese, quindi logica imponeva di
prorogare prima di tutto il sisma bonus che, invece, così, finisce, per gli
edifici unifamiliari, il 30 giugno 2022, salvo, come è stato già detto, che per
i condomini e per le case popolari. Anche l’eco bonus, ovviamente, ha la sua
importanza, ma si capisce facilmente che prima vanno consolidate le strutture
dell’abitazione perché regga ai terremoti e poi si pensa di migliorarla sotto
l’aspetto ecologico. Che senso ha investire su un’abitazione che rischia di
cadere alla prima scossa di terremoto per renderla meno inquinante e più
ecologica? A palazzo Chigi e dintorni, pensano che abbia un senso. O ha senso
perché consigliata da qualcuno che sta fuori dai ministeri e dentro gli
affari?
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.
com – Agenzia Stampa Italia
Concordo in pieno. Grazie
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