Quella provinciale chiamata Juventus che annaspa nella mediocrità a metà classifica

 

Che tristezza. Che tristezza vedere giocare così male la Juventus. Ne soffre metà Italia ma gioisce l’altra metà.  La vecchia signora che non ha più nulla del vecchio splendore, lotta e perde come una qualsiasi provinciale, e per due volte di seguito viene sconfitta da due provinciali vere, Sassuolo e Verona. Non due sconfitte qualsiasi, due lezioni di calcio. Il gioco, la forza, la classe, lo spettacolo, che erano prerogative quasi esclusive delle grandi, come, appunto, la Juventus, oggi ce l’hanno le piccole come Sassuolo, Verona e Atalanta. Una rivoluzione, l’effetto del lockdown, certamente, come dice il presidente della società bianconera Andrea Agnelli, ha inciso molto sui conti ed ora bisogna confrontarsi con i bilanci in rosso, vendendo i migliori e sperando nel sostegno dello Stato. Uno come Cristiano Ronaldo, che era quello che faceva i gol e faceva vincere, consentendo di nascondere le magagne, la Juventus non se lo può più permettere, così come l’Inter a strapagare Lukaku. E allora se mancano le stelle i risultati stentano ad arrivare e lo spettacolo, e la classifica, soffrono. La Juventus ha un solo autentico fuoriclasse, Paulo Dybala, gli altri sono solo bravi, ma niente di più, e qualcuno, addirittura, non mi sembra nemmeno da Juventus. Questo passa il convento. Ora se ne è reso conto, e lo ha capito, anche Massimiliano Allegri che al “Bentegodi” è stato tutto il tempo, al limitare della sua area, a spronare, sostenere, incoraggiare, un gruppo chiaramente in affanno, che annaspava nella sua mediocrità, sovrastato fisicamente e tatticamente da quelli che non vengono considerati campioni solo perché i loro compensi sono modesti, ma lì sul campo hanno la visione, i tempi, il passo delle stelle strapagate. Vedere Barak e soprattutto Caprari disegnare schemi, proporre azioni in verticale, veloci, ficcanti a squarciare la difesa bianconera, presidiata ancora dagli ultimi, generosi sforzi di Chiellini, è uno spettacolo. E vedere Giovanni Simeone che manda il pallone all’incrocio dei pali con una semplicità e naturalezza come pochi, anche questo è spettacolo. È il capolavoro di un ex, Igor Tudor, vice allenatore di Andrea Pirlo, subentrato a Eusebio Di Francesco, alla guida della squadra veronese, ultima dopo tre sconfitte consecutive ed ora a pari punti con la Juventus e il migliore attacco con 21 gol in 8 gare. Per i tifosi juventini la vetta, per sperare nella vittoria del campionato, ormai è troppo lontana, fuori dalla portata del binocolo di Allegri. C’è però il cammino in Europa ed è già tanto. In attesa di tempi migliori.

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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