Ricominciano le lezioni e Valditara mette un po' di ordine

 

Che fatica, che fatica trovare un ministro con cui essere, seppure parzialmente, d’accordo. Dobbiamo ammettere, con sincera onestà, che, effettivamente, i ministri che ha scelto Giorgia Meloni non sono granché. La prima a rendersene conto, immagino, sia stata proprio lei. Con Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, questa volta, però, condivido gran parte di quello che ha fatto nel dare qualche regola ad una scuola che stava sbandando paurosamente. Non tutti i problemi sono stati risolti, naturalmente, ma si è - mi sembra - sulla buona strada. Cominciando dal nome di esame di Stato che, d’ora in poi, tornerà a chiamarsi, come è più vero e più logico, esame di Maturità. E niente più scena muta agli orali per protesta, altrimenti si verrà bocciati. La commissione alla Maturità sarà composta da due docenti interni (invece di tre) e due docenti esterni più il presidente. Da quest’anno l’orale sarà solo su quattro materie invece che su tutte e quali saranno le indicherà, ogni anno, il ministro a gennaio. Però sarebbe meglio farlo ad aprile, perché altrimenti da gennaio gli alunni studieranno solo quelle quattro discipline, trascurando le altre che, comunque, sono necessarie per arricchire e completare la preparazione. Un errore da correggere prima possibile. E poi ci sarebbe da ricordare, e pensare seriamente a come risolvere il fatto allarmante, certificato dall’Invalsi, l’Istituto di ricerca che monitora lo stato della scuola italiana, che l’8% dei ragazzi che supera la Maturità in realtà non raggiunge livelli di adeguatezza minima in nessuna delle prove standard di italiano, matematica e inglese. Intanto, un altro stop è arrivato con il divieto assoluto di usare in classe lo smartphone.  Il divieto, in verità, esiste dal 2007, ma senza controlli e sanzioni è inutile mettere i divieti; ora, invece, ci sono e prevedono anche la possibile sospensione, con ripercussioni sul voto in condotta. Voto che dovrà essere la sintesi del comportamento dello studente durante tutto l’anno e, con l’insufficienza, rischia la bocciatura. “Educare è fondamentale, ma educare - dice benissimo Gigi De Palo sul Corriere - significa anche – a volte – saper dire dei no. Vietare qualcosa, se fatto con amore, consapevolezza e buon senso, può essere una forma alta di educazione. Al tempo stesso, servono regole chiare, condivise, che aiutino le famiglie a non sentirsi sole in questa sfida. La vera questione non è decidere se vietare o educare, ma come combinare in modo intelligente queste due dimensioni”. Le lezioni, per quasi sette milioni di studenti, cominciate in questi giorni, termineranno tra il 6 ed il 16 giugno, mentre il 18 giugno ci sarà la prima prova scritta della Maturità. Buon lavoro e buon anno a tutti.   

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia   

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