L'ennesimo schiaffo di Putin in risposta al ramoscello d'olivo e all'applauso, ridicolo, di Trump

 

È arrivata, sia pure con un po’ di ritardo, la risposta di Vladimir Putin a Donald Trump.  Quel giorno -  ricordate, ad Anchorage, in Alaska -  accolto con tutti gli onori, con tappeto rosso e applausi ridicoli e inopportuni, il dittatore russo, accusato di genocidio e crimini di guerra contro l’umanità dalla Corte penale internazionale, ha avuto un incontro con Donald Trump. Un colloquio ricco di speranze per un cessate il fuoco, o, addirittura, per la pace in Ucraina. Ma da quel giorno Putin non ha fatto nemmeno un passettino per arrivare ad una conclusione della guerra, che, sia ben chiaro, dipende solo da lui, perché basterebbe ritirare le truppe di occupazione e la questione sarebbe, quasi, del tutto risolta. Ma lui, sembra anche abbastanza evidente a tutti, salvo a coloro che continuano a difendere il dittatore, non lo vuole fare, e continua la guerra con morti, feriti e distruzioni ogni giorno. Mercoledì, tanto per ribadire che lui si sente imbattibile e può fare quello che vuole, ha mandato inconfondibili messaggi, minacciosi e preoccupanti, con 19 droni russi in Polonia, alcuni partiti dalla Bielorussia. “Non siamo mai stati così vicini - ha detto al Parlamento di Varsavia il premier polacco, Donald Tusk - a un conflitto aperto con la Russia sin dal tempo della seconda guerra mondiale”, anche se poi ha aggiunto che “non c’è motivo per credere di essere sull’orlo di una guerra generalizzata”. Schierando, però, il giorno dopo, 40 mila uomini al confine con Russia e Bielorussia. Il fatto è che Vladimir Putin dopo che Trump ha smesso di fare il pressing per la soluzione del conflitto con l’Ucraina, come sembrava volesse fare appena eletto, e l’Europa ha 27 paesi che vanno a ruota libera, ognuno per conto proprio, ha accresciuto la sua posizione politica. Schierato con Cina e Corea del Nord ed altri 23 paesi, come ha fatto vedere partecipando alla parata militare sulla piazza Tienanmen a Pechino. Sembra che nessuno possa far cambiare le sue idee, alle quali, però, bisogna essere in grado di rispondere con una certa urgenza e con la necessaria fermezza, come peraltro ha chiesto di fare il premier polacco, invocando l’immediato intervento della Nato. Ma come? Le reazioni, si capisce, possono essere diverse così come diversi gli scenari. Contro le dittature sono convincenti ed efficaci solo le armi, come peraltro è sempre avvenuto. Ma ora è diverso, con le armi nucleari, che hanno molti paesi, non si può scatenare la terza (sarebbe anche l’ultima) guerra mondiale. Se ancora si ha un po’ di cervello, e di responsabilità, non si può e non di deve fare. Certamente non lo possono fare i paesi democratici, anche con la democrazia zoppa e claudicante che si intravede un po’ dappertutto. E Putin approfitta di questo. Visto che è inutile sperare che la pace in Ucraina possa avvenire su iniziativa di Mosca è il caso che gli Stati Uniti e l’Europa prendano qualche decisione. E qual è, quale può essere, l’alternativa alle armi? Penso ce ne sia una sola: l’isolamento; ma non con le restrizioni ridicole fatte finora alla Russia, che non sono servite quasi a nulla. L’isolamento cui penso io deve avvenire con una mobilitazione generale, rapida e compatta. Tutti insieme, i paesi dell’Europa e gli Stati Uniti. Interrompere immediatamente (non con il contagocce) tutti i rapporti: immediata chiusura di tutte le ambasciate, interruzione dei voli e dei collegamenti, e annullamento di tutti i contratti con le aziende russe, niente gas e petrolio, come se la Russia non esistesse. Questo sarebbe un atteggiamento da tenere nei confronti di qualsiasi paese aggressore, non solo la Russia, ovviamente. So già l’obiezione: non si può fare, quanti sacrifici dobbiamo accettare senza le forniture di petrolio e gas che arrivano da Mosca? Sì, certo ci sarebbero delle conseguenze pesanti anche per tutti noi, ma si potrebbero impiegare tutti quei soldi che si ha intenzione di utilizzare per costruire armi per trovare alternative al petrolio e al gas di provenienza sovietica. Ma armarci, impiegando il 5% del Pil, è meglio? Pensare di opporsi con le armi è la soluzione migliore? A questo punto, d’altronde, solo una cosa è grave e irresponsabile: lasciare fare a Putin e a tutti i dittatori come lui, facendo finta di niente, come è già successo con la Georgia (2008) e la Crimea (2014).

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

 

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