Il giornalismo Rai, con il bilancino, al servizio dei partiti
La
recente vicenda del direttore del Tg1, Gian
Marco Chiocci svela particolari che
lasciano quantomeno perplessi. Apparentemente sembrano dettagli e invece sono
questioni di sostanza. Chiocci qualche giorno fa - come è stato riportato da
tutti i giornali - ha avuto un lungo
colloquio telefonico con la presidente Giorgia Meloni che lo vorrebbe come direttore
della comunicazione di Palazzo Chigi, ma lui pare che abbia respinto la
proposta e che abbia informato, oltre alla redazione, anche l’amministratore
delegato della Rai, Giampaolo Rossi, che intende rimanere dov’è. Fin qui niente
di strano, ma l’occasione è servita per riproporre la questione se è vero che
la Rai sia diventata “TeleMeloni”, come, di tanto in tanto, si sente ipotizzare
dalle varie opposizioni. E allora, per saperne di più, si sono passati in
rassegna i dati dell’Osservatorio di Pavia che pare dicano che, negli ultimi
tempi, c’è stato un profilo equilibrato del Tg1.
Ma è un bene - al di là della direzione di Chiocci, che è un ottimo
professionista - che il principale telegiornale della Rai sia definito
equilibrato? Se equilibrato vuol dire
fare il telegiornale come quelle medicine fatte dal farmacista di una volta, con
l’accorta selezione degli ingredienti, pesati con il bilancino di precisione,
non va bene. Applicato al telegiornale Rai vuol dire dare spazio a tutti i
partiti, centellinare le notizie non in base all’importanza che hanno per il
pubblico, che guarda l’ammiraglia perché ha fiducia nel servizio pubblico, ma
in base agli interessi che possano avere i vari partiti per quelle notizie. E
dal “peso” che i vari partiti hanno all’interno della Rai, dopo averla, di
fatto, occupata. Ma così non è servizio pubblico, ma servizio ai partiti. Ecco spiegato
perché si vede, quasi ogni sera, qualche politico, a volte anche fuori dal
contesto, dire la frasetta, come la poesia in seconda elementare, banale,
inutile e scontata, tanto per apparire per qualche attimo e prendersi lo spazio
che “spetta” al partito che rappresenta. Una pena per lui e per il servizio
pubblico.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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