S'ignora e si vìola sistematicamente la Costituzione nell'allarmante silenzio generale

 

La notizia era  a pagine 12 del Corriere della Sera del 27 maggio scorso, addolcita nel titolo “Il fastidio del Quirinale per i (tanti) decreti-omnibus”. Fastidio? Proprio così. C’è, invece, qualcosa di molto grave e non dovrebbe esserci solo fastidio da parte del presidente Sergio Mattarella, ma qualcosa di più e di diverso. Succede che questo governo di Giorgia Meloni, approfittando dal fatto che ha in Parlamento una larga maggioranza e, nel contempo, si ritrova con un’opposizione assonnata e distratta nelle questioni importanti, vìola sistematicamente la Costituzione, sulla quale, tanto per ricordarlo come inciso, ha votato “fedeltà”, insieme con i suoi 24 ministri, proprio al Quirinale, quando è stata nominata capo del Governo. Da allora si è appropriata, con esagerato, eccesso di potere, della funzione legislativa che non è di competenza del Governo, ma del Parlamento. L’art.77 dice testualmente: “Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria. Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso   presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni. I decreti perdono efficacia, sin dall’inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione “. Lo scrupolo e la preoccupazione dei padri costituenti appaiono evidenti, nella formulazione dell’articolo, per tenere distanti e diverse le funzioni. Ebbene, di questa distinzione non c’è traccia nel modus operandi del governo che, a fronte delle sole 5 leggi ordinarie, emanate in Parlamento, ha fatto finora 25 (in media uno alla settimana)  decreti leggi, che con la corsa agli emendamenti in sede di conversione, sono  diventati omnibus,  cioè con molte materie, diverse e mischiate, senza quindi che ci siano i dovuti presupposti della “necessità e l’urgenza”. Diventando così atti non conformi al dettato costituzionale. Per questo il presidente della Repubblica, che è il primo a dover osservare la Costituzione, ed anche il primo a farla rispettare, nei giorni scorsi, ha voluto rilevare e lamentarsi dicendosi “infastidito” con il presidente del Senato, Ignazio La Russa e il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, di questa anomalia, peraltro già segnalata a dicembre. Cosa che, immagino, “infastidisca”, nella tomba, anche i padri costituenti. Ed ora, come se ciò tutto ciò non fosse già di una gravità inaudita, vogliono, con un altro, ennesimo decreto legge, ridimensionare, addirittura, il potere di controllo della Corte dei Conti, organo costituzionale. “I controlli sulla spesa del Pnrr (che irritano il ministro Fitto, ndr) sono un obbligo europeo, e noi siamo un presidio di democrazia” come dice, allarmato, il procuratore generale Angelo Canale.

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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