Il campionato acefalo del Perugia tra limiti tecnici ed eccessive polemiche
Rivedere ora, a
campionato concluso, i fotogrammi del campionato del Perugia non significa
voler fare un processo, che adesso non serve, semmai, con un minimo di serenità,
individuare le cause di una retrocessione per tanti versi incomprensibile e
cercare di non ripeterle in futuro. Cominciando dalle colpe, che sono di tutti,
in primis, ovviamente, del presidente. Massimiliano Santopadre, in qualità di
presidente, amministratore delegato, patron o proprietario, chiamatelo come
volete, è colui che ha preso le decisioni più importanti e, quindi, ha le
maggiori responsabilità. Lui, insieme con i suoi più stretti collaboratori, naturalmente.
Ho più volte scritto e detto, peraltro così come tanti altri colleghi, che
l’organico non era eccezionale, tuttavia non era molto inferiore a quello di
tanti altri club. Avevamo, però, già a settembre, un po’ tutti rilevato, tifosi
compresi, che Fabrizio Castori non aveva a disposizione né un trequartista né
un attaccante abituato ad avere sempre, ogni anno, nel suo personale carniere,
un bottino di gol in doppia cifra. Sul primo ruolo si poteva, in qualche modo, sopperire
con particolari accorgimenti tattici. Infatti, non tutte le squadre hanno il
rifinitore dietro le punte, e non tutti gli schemi di gioco lo prevedono. Sul
bomber, invece, ritengo non si possa rinunciare a cuor leggero senza rischiare.
Questi due limiti hanno pesato in maniera determinante nel corso di tutto il
campionato perché c’era una evidente difficoltà a costruire, e fare gioco,
tanto che, più volte, ho scritto di una squadra sostanzialmente acefala, cosa
che ha avuto, come inevitabile conseguenza, la difficoltà, per gli attaccanti,
di avere un numero adeguato di palloni giocabili. Ci sono state partite in cui
i tiri nello specchio della porta sono stati… zero. Nella apposita classifica,
il migliore marcatore del Perugia è stato Casasola, un centrocampista, con 9
reti, ma 6 messi a segno su altrettanti calci di rigore. I grifoni, inoltre, non
sono stati in grado di sfruttare nemmeno le fasce. Sulla destra, Casasola il
cross è abituato a farlo dalla trequarti e, senza torri, il pallone era
destinato a finire, quasi sempre, sulla testa dei difensori avversari. Solo
Lisi, dalla fascia sinistra, ha creato qualche percussione e suggerimento.
Troppo poco. Incerto e del tutto occasionale è stato, dunque, il gioco, alla
fine riducendosi ad estemporanee ripartenze. E, forse, sarebbe bastato lo
stesso se accanto a questi limiti strutturali, non ci fossero state, a gennaio,
le cessioni di Strizzolo e Melchiorri, senza poter contare su giovani dal
presente ancora molto incerto. Ma ha pesato molto, inoltre, più di quanto si
possa immaginare, la mancanza della “famiglia”, come aveva segnalato, senza
essere ascoltato, e quasi deriso, l’allenatore Silvio Baldini, nelle tre
giornate in cui ha sostituito Castori. E con essa è mancata la tranquillità e
la serenità, e lo spirito di squadra. Il presidente Santopadre ha la colpa di
essersi fidato troppo di Castori, mentre sarebbe stato necessario un suo
intervento, deciso e determinato. Molti guai sono nati, alimentati e cresciuti
in questa inconsueta, imbarazzante situazione.
È allora che ha avuto il sopravvento il nervosismo, che ha coinvolto un
po’ tutto l’ambiente. Fabrizio Castori, in più di una occasione, nelle
conferenze stampa, affrontate quasi sempre con insofferenza, e spesso anche con
piglio polemico, si è mostrato eccessivamente e facilmente irritabile. Si
capisce lo stress per la gara, ma chi fa certi mestieri deve essere in grado di
reggere la pressione e lo stress di avvenimenti che coinvolgono un’enormità di
soggetti. Si è logorato anche il rapporto con la stampa, come se le analisi dei
giornalisti, fatte dopo le partite, fossero improntate alla polemica e alla
provocazione. Insomma, tante occasioni mancate; e ci si accorge ora, guadando
la classifica finale, della gravità degli errori commessi: con qualche punto si
poteva evitare la retrocessione. Un motivo in più per il rammarico e l’amarezza.
Fortunato
Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia
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