I gesti compassionevoli dei giocatori del Benevento allarmano la giustizia sportiva che ipotizza l'illecito

 

Il dramma sportivo si stava consumando nei minuti di recupero, venerdì notte, 19 maggio, al “Curi”, quando si stava svolgendo l’ultima partita di campionato tra Perugia e Benevento, e quell’impertinente, rompiscatole di Camillo Ciano, vecchia volpe del Benevento, al 92’si è infilato in mezzo alle frastornate statuette biancorosse e, da due passi, ha fulminato l’assonnato portiere Abibi, per un pari, 2-2, che significava, per il Perugia, retrocessione diretta in serie C. Immagino che sia stato in quel momento che tutti i compagni di Ciano siano stati presi dalla compassione, quel sentimento per il quale un individuo percepisce, emozionalmente, la sofferenza altrui, e desidera alleviarla. Anche perché quel dolore l’avevano provato, nei giorni precedenti, anche loro, giocatori del Benevento, per la squadra retrocessa. E nessuno più di loro era in grado di capire le sofferenze, umane e professionali, dei colleghi del Perugia. Intanto i secondi passavano, inesorabili, stavano già andando in onda i titoli di coda, e non si poteva rimanere insensibili davanti a quello che stava accadendo, è stato allora che, senza pensare a strategie abiette, ha avuto il sopravvento, inconsciamente, l’istinto compassionevole, e al 94’, pasticciando alquanto, il portiere Manfredini, lontano dalla porta, ha lanciato la palla a Leverbe che ha pensato di lasciarla a Tosca, troppo indietro, sorpreso e bloccato dall’idea del compagno, così, in pratica, la palla è stata consegnata a Kouan, che non ha dovuto far altro che appoggiarla nella porta sguarnita, per il 3-2. Il gol più umiliante nella storia del Perugia, ho scritto a caldo. Il successo, tuttavia, come si sa, non è servito a nulla lo stesso, perché il Brescia, che avrebbe dovuto perdere a Palermo per poter essere raggiunto e superato dal Perugia, invece ha pareggiato, 2-2, e con 40 punti in classifica è rimasto fuori dalla portata dei grifoni. Ora, questa ridicola, patetica, e mortificante sceneggiata, è finita sotto la lente d’ingrandimento di Giuseppe Chinè, il solerte procuratore federale, che ha aperto un procedimento per illecito sportivo, in relazione, appunto, “alla modalità di realizzazione, nei minuti di recupero, della terza rete del Perugia.”. Come detto non credo che sia stato alcun illecito, altrimenti Ciano non avrebbe fatto il gol del pareggio nei tempi del recupero. E, poi, mi sembra troppo pensare che l’unico modo, per Fabrizio Castori e per il Perugia, di vincere una partita, che cercavano disperatamente da 7 giornate, per giocarsi la permanenza in B almeno ai playout, poteva essere solo quello di ricorrere all’illecito. Però, anche fosse, procuratore Chinè, visto che non ha danneggiato nessuno, ci lasci l’illusione che non sia stato così. Essere sprovveduti nel calcio ci sta, essere sprovveduti anche nel fare l’imbroglio sarebbe intollerabile.

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia   

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