L'assalto ai fondi europei, la verifica e il monito di Draghi

 

L’assedio al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte è ormai continuo, fastidioso, asfissiante. Tutti, e da tutte le parti, chiedono “verifiche”. Che cosa vuol dire? In genere significa volere un chiarimento all’interno della maggioranza che sostiene il governo per questioni di natura politica. Questa volta le motivazioni sono di ben altra natura, molto meno nobili. Ci saranno, o, meglio, si spera che ci possano essere, tra qualche mese, 209 miliardi di euro, un’enormità, per il cosiddetto Next Generation Eu. Fondi europei, la maggior parte a debito, per risollevare le sorti di un Paese, il nostro, in crisi per la pandemia e per tantissime altre cose. E Conte ha pensato di gestire questi soldi solo con qualche ministro e una task force, con la cabina di regia ben collocata a palazzo Chigi. Ritengono di essere rimasti a bocca asciutta non solo quelli dell’opposizione, ma anche qualcuno della maggioranza, come Matteo Renzi. E allora da Iv, il partito renziano inventato dal nulla, arruolando parlamentari profughi da diversi partiti, è arrivata, solenne, dandone conto anche sulla stampa straniera, la minaccia di togliere il sostegno al governo e provocare la crisi. A questo punto sono entrati in scena, per rendere la commedia (che rischia di trasformarsi in tragedia) più avvincente, le cosiddette forze dell’opposizione, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Non per loro e i rispettivi partiti, e nemmeno per sostenere l’odiato e incapace governo Conte, ma per il “bene del Paese” hanno detto di essere disposti a “dare una mano”. Pensate che Salvini ha perfino spiegato che “nessuno vuole andare al governo con Conte, col Pd o con i Cinque Stelle, semplicemente è nostro dovere aiutare il Paese in un momento di grande difficoltà”. Ci ha impiegato un po’ per capire che siamo “in difficoltà”. Uno statista di questo livello, con questa lucidità e lungimiranza, ce lo invidiano in tutto il mondo. È rimasta un po’ spiazzata l’altra colonna dell’opposizione, Giorgia Meloni, non informata delle illuminanti aperture dei suoi due alleati. Tutti contro, ma tutti disposti a collaborare. Come sia possibile?  È possibile, perché c’è la materia prima che unisce e illumina le menti talentuose della nostra classe politica: i soldi. Basta mettere qualcuno dei loro per impiegare e indirizzare quelle enormi risorse verso settori che più interessano le clientele politiche dei loro partiti e avviene improvvisamente il miracolo. La Confindustria, tanto per fare un esempio di quanti interessi muovono questi soldi, ha messo in bilancio 600 mila euro per pagare consulenti e staff da utilizzare in quella che il presidente Carlo Bonomi vede come la sua più importante battaglia, che è quella della realizzazione di propri progetti di investimento con i fondi dei Next Generation Eu. Si spiegano così le critiche continue, a volte incomprensibili, fatte a Conte e al suo governo in questi ultimi mesi. Hanno, principalmente, questo scopo: indurre il presidente del Consiglio ad avallare, e finanziare, i progetti della Confindustria. Ma l’importanza dell’impiego di queste risorse è di estrema importanza per il futuro dell’Italia e degli altri Paesi che ne usufruiranno. Lo ha ricordato, mettendo in evidenza gli enormi rischi cui si va incontro quando si ha un debito enorme, Mario Draghi, l’ex presidente della Bce. “La sostenibilità del debito pubblico in un certo Paese - ha rammentato Draghi - sarà giudicata sulla base della crescita e quindi anche di come verranno spese le risorse di Next Generation Eu. Se saranno sprecate, il debito alla fine diventerà insostenibile perché i progetti finanziati non produrranno crescita. Se invece i tassi di rendimento fossero elevati e tali da giustificare l’investimento pubblico, allora la crescita arriverebbe e diventerebbe il fattore decisivo per la sostenibilità del debito”. “Se, dunque, i progetti pubblici saranno disegnati bene - ha concluso Draghi - saranno di grande aiuto. Se non lo sono non contribuiranno alla crescita”. Noi, con un debito enorme non abbiamo alternative: o si impiegano bene questi fondi o c’è il baratro. L’ammonimento di Draghi dovrebbe preoccupare seriamente un po’ tutti, politici e opinione pubblica, mobilitare le coscienze e indurre tutti a moltiplicare l’impegno. Se l’ultimatum a Conte, fatto giovedì sera da Renzi “per rafforzare l’esecuzione dei progetti con i giusti miglioramenti da fare alla macchina burocratica” è veramente così come dice, ben venga, perché è chiaro che le strutture per gestire al meglio queste risorse devono funzionare perfettamente e l’aiuto di tutti è indispensabile. Questo mi pare giusto. Anche perché definire bene il piano, e i suoi obiettivi, è cruciale per non rischiare di perdere questi fondi. Quello che, però, mi sembra intollerabile e inconcepibile è sentir dire, in un momento così incerto e difficile: o Conte fa le cose che dico io o il governo va a casa. Il futuro delle prossime generazioni dipende molto da questo passaggio, che è decisivo, non può dipendere dagli umori e dagli interessi di Renzi e della Bellanova. Più che alla mangiatoia europea bisognerebbe pensare, per una volta, almeno una, al bene del Paese,

              Fortunato Vinci -  www.lidealiberale.com - Agenzia Stampa Italia              

 

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