Il messaggio dei campioni al mondo dello sport

 

Diciamo, da sempre, quanto sia importante nei successi delle squadre di calcio (e immagino in tanti altri sport) il gruppo, lo spogliatoio. Significa il rispetto, la stima, l’amicizia che deve esserci tra i calciatori perché tutti possano dare il massimo, possano giocare in tranquillità senza astio, odio e rivalità. Sintetizzato dalla locuzione latina unus pro omnibus, omnes pro uno, uno per tutti, tutti per uno. Sono i presupposti per il successo, non solo sportivo. L’affiatamento senza egoismi, l’amicizia tra i giocatori, spesso, è in grado di superare e sopperire anche ai limiti tecnici. Quando ci sono squadre che sorprendono per le vittorie senza avere campioni, a volte, non si riesce a spiegare come sia potuto accadere. E, altrettanto, ovviamente al contrario, avviene quando, presi singolarmente, i calciatori appaio talentuosi e straordinari, ma poi, nel gioco e nei risultati, sono deludenti e perdenti. Sta nel gruppo il segreto del successo. Quando si moltiplicano, forse inconsciamente, le forze e le energie, per dare il massimo. Ne ha parlato più volte Claudio Ranieri, attuale allenatore della Sampdoria, quando, terzino sinistro e capitano del Catanzaro, con compagni tutto sommato modesti, con la sua squadra riusciva ad ottenere risultati impensabili per una provinciale del Sud. La collocazione geografica non è un dettaglio, perché, come mi confidava spesso l’avvocato Nicola Ceravolo, mitico presidente della società calabrese, far arrivare i giocatori bravi in Calabria non era solo questione di soldi, era il fatto che al Sud non ci volevano proprio venire. E il successo poteva venire solo dalla straordinaria e coordinata volontà dei singoli, legati da amicizia.  I “miracoli” di quella squadra li ricordo bene perché li raccontavo, anche io, come inviato della Gazzetta del Sud, in giro per l’Italia. Sì, è vero, c’era Massimo Palanca, ma gli altri non erano fenomeni, eppure i giallorossi vincevano (il massimo che poteva fare una provinciale, s’intende) perché dietro c’era l’amicizia, la stima reciproca che, sorprendentemente, dura tutt’ora - come ha ricordato sempre Ranieri - a distanza di quarant’anni. E che l’amicizia e il gruppo siano importanti lo abbiamo visto tutti, l’altro giorno, ai funerali di Paolo Rossi. Quella bara portata a spalla dai compagni, campioni del mondo, piangenti, stava a dimostrare che dietro quella Coppa, dietro alle prodezze e alla bravura dei singoli, al di là di tutto, c’è stato un elemento importante e vincente: l’amicizia; dimostrata, tra le lacrime, anche dopo 38 anni. 

                     Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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