Scelgono i candidati per l'Europa come se dovessero riempire un torpedone per fare una gita. Incredibile

 

Lo spettacolo che sta andando in scena in questi giorni sa di incredibile. E di sconcertante. I segretari dei partiti, con i loro entourage, sono impegnati a individuare i candidati da inserire nelle liste per le elezioni del Parlamento europeo dell’8 e 9 giugno prossimi.  Ma lo stanno facendo con un’incoscienza, una leggerezza, una superficialità, come se dovessero riempire un torpedone per una gita della bocciofila del paese. Leggere le cronache di queste “trattative” in corso lasciano sbigottiti. Mostrano un’irresponsabilità senza limiti Cominciamo dalle ammucchiate. Siccome c’è lo sbarramento al 4%, ci sono partitini, alcuni inventati per l’occasione, che, da soli, non potrebbero mai raggiungere quella soglia e allora si mettono insieme, quattro, cinque, sei per superare lo sbarramento. Stanno insieme solo per il voto. E lo dicono pure: lista di scopo, scopo di superare la soglia. Poi ognuno per sé.  C’è pure la possibilità che a presentarsi, capolista o meno, siano anche i segretari dei partiti, e questo, appare evidente, è un imbroglio: chiedono il voto, poi rinunciano e mandano al Parlamento europeo chi ha preso molto meno voti, quindi colui (o colei) che non è stato scelto dagli elettori. La democrazia fatta in porchetta. E quel che più sorprende è che nessuno ci fa più caso, e s’indigna. Le altre modalità sconfortanti sono i criteri di scelta dei candidati, come se a Strasburgo e a Bruxelles dovessero andare in gita, e ci può andare chiunque, basta che lo voglia Salvini o Schlein, Conti o Meloni. Cose del tutto inconcepibili. Così c’è chi pensa che una, solo perché arrestata, potrebbe prendere i voti e, allora, potrebbe andare bene; un altro perché ha scritto un libro di cose scontatissime, diventato notissimo per caso, potrebbe prendere molti voti; un altro potrebbe essere votato dai cattolici perché ha fatto il direttore di un giornale fino all’altro ieri, e potrebbe essere la persona adatta, o forse no, se è troppo pacifista. Cose inaudite. Nessuno che sentisse il dovere di scegliere qualcuno pensando che in Europa deve rappresentare gli interessi dell’Italia e degli italiani, e lo deve fare, per essere credibile e incidere sulle decisioni, con competenza a autorevolezza. Promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi cittadini, offrire, in un libero mercato, libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, adottando, nel contempo, misure adeguate alle frontiere esterne per regolamentare l’asilo e l’immigrazione, prevenire e combattere la criminalità, tutelare e salvaguardare l’ambiente.  E, quando serve, l’europarlamentare deve sapersi imporre, oltre che, come già detto, con competenza e autorevolezza, con il necessario piglio decisionista, sbattendo, se serve, anche i pugni sul tavolo. Questo e altro deve fare il parlamentare europeo, oltre che portarsi a casa una valigia di soldi e scaldare la sedia come pensano questi segretari nazionali. Possibile che non ci sia nessuno che spieghi loro che non si può procedere con questo andazzo per poi, puntualmente e immancabilmente, lamentarsi perché l’Europa decide in maniera cervellotica e, a volte, per non dire spesso, danneggiando pesantemente l’Italia e gli italiani. Ogni riferimento al settore agricolo non è affatto casuale, ma voluto. Questi atteggiamenti irresponsabili già danno, come risultato, secondo gli ultimi sondaggi, una netta maggioranza che non andrà a votare, siamo già al 52,3%, con una crescita del 3% rispetto alle elezioni precedenti. E più giorni passano e più si parla e si decide con questi criteri e meno saranno coloro che andranno a votare. E come si fa, a dare loro torto?          

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia  

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