Anche in Sardegna e in Abruzzo, la maggioranza è quella degli astenuti, il 47,8%

 

Non è bastato il campo largo di tutta la sinistra per far vincere Luciano D’Amico (46,5%) e battere Marco Marsilio (53,5%) candidato del centrodestra. Senza il voto disgiunto, e non solo per quello, il blitz, come in Sardegna, non è riuscito. Ma, prima di esultare per il successo elettorale, ci sarebbe da rilevare che, ancora una volta, la maggioranza è quella che non si è presentata alle urne, gli astenuti, con il 47,8%, risultato peggiore di sempre, significa che quasi un elettore abruzzese su due è rimasto a casa. E, allora, vuol dire che Marsilio ha vinto sì, ma ha preso solo il 27,9% degli aventi diritto al voto. La questione, ovviamente, non riguarda l’Abruzzo, ma si può estendere, con poche variazioni, al voto in Sardegna e, come peraltro abbiamo già fatto a suo tempo, alle elezioni politiche, ultime e precedenti. Se l’astensionismo è così ampio, peraltro in continua crescita, provoca una situazione gravissima, addirittura allarmante per la democrazia, ma siccome non porta, nell’immediato, a nessuna conseguenza pratica, viene irresponsabilmente ignorato dai politici.  Ma ne viene fuori - si dovrà onestamente ammettere - una democrazia zoppa. E, oggi, stranamente, perché di solito non se ne parla, sul Corriere della Sera, con ben due articoli, si esamina il problema. Alcune riflessioni sono da condividere, ma, nel mare magnum, sfuggono i principali motivi. È bene, ed è importante, naturalmente, come si sostiene, “educare alla democrazia”, ma prima degli elettori, ad imparare, dovrebbero essere i politici, che, invece, si sono arbitrariamente impossessati dei partiti e fanno come se ne fossero i proprietari, mettendoci, nel simbolo, anche il proprio nome, senza che nessuno veda lo scempio macroscopico della Costituzione. Questo fatto, che è, ovviamente, di estrema importanza, fa sì che ogni segretario di partito, utilizzando una vergognosa legge elettorale, faccia le liste elettorali come vuole, infatti, ci mette la moglie, quella vera, e pure quella inventata, poi l’amico, l’amante, il parente, per finire con il più ubbidiente e servizievole dei militanti. Andate a vedere chi sono i parlamentari e i criteri con cui sono stati scelti. E poi ci si sorprende che gli elettori, disgustati, non vadano a votare. Questo vale per il Parlamento, di fatto formato dai nominati dei 7/8 segretari nazionali dei partiti. Nelle elezioni regionali la questione è più o meno la stessa, come si è ampiamente visto nella squallida gazzarra sui candidati, aggravata dal fatto che si vota per la regione, un ente del tutto inutile, da qualsiasi punto di vista, costosissimo, che andrebbe (come scrivo da anni) abolito prima possibile, e che serve, ormai, come una colonia, per mantenere al potere, con sprechi indicibili, eserciti di politici senza arte né parte. Con queste situazioni disastrose sono anche troppi quelli che ancora vanno a votare, magari, come faccio io, turandosi il naso.      

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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