Il Bignami di scienza delle finanze che manca a Giorgia Meloni e le iniquità (incostituzionali) del fisco

 

Chi ha una pur superficiale conoscenza della materia, immagino, che qualche giorno fa, sentendo parlare la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al convegno sul fisco, sia rimasto sorpreso e sconcertato di quello che ha detto. Dall’Ansa: “Non penso e non dirò mai che le tasse sono una cosa bellissima, sono bellissime le libere donazioni non i prelievi imposti per legge, per questo “c’è “una grande responsabilità nel gestire quelle risorse che non possono essere usate in modo irresponsabile per garantirsi facile consenso immediato e lasciare a chi viene dopo a ripagare quelle irresponsabilità”. Emerge - immediata ed evidente -  una totale, profonda e sconfortante ignoranza dell’argomento. Una volta, ma credo che si usino ancora, c’erano i Bignami, testi, brevi e sintetici, di varie materie. Ecco, sarebbe necessario e urgente che almeno un Bignami di scienza delle finanze, fosse regalato alla Meloni, perché non è possibile governare il Paese mostrando di ignorare del tutto argomenti di notevole importanza. Le tasse, a parte la banalità che non sono bellissime, non sono quelle che pensa la Meloni, si tratta di un tributo pagato per ottenere un servizio (scuola, sanità, giustizia), i prelievi imposti per legge sono le imposte, del tutto diverse dalle tasse. Ed è grave, oltre che diseducativo, usarle indifferentemente, ancor di più in un convegno sul fisco, come se fossero sinonimi. Di conseguenza le tasse non possono essere usate “in modo irresponsabile” come ha detto la Meloni, perché vanno agli enti che hanno offerto il servizio. Ma Giorgia Meloni, in fatto di fisco, ha fatto decisamente peggio, quando, all’inizio del suo mandato governativo, una delle prime mosse, probabilmente, consigliata, malissimo, da Matteo Salvini, è stata quella non solo di confermare la flat tax (tassa piatta) per professionisti e partite Iva, ma anche di allargare fino a 85 mila euro il reddito sotto il quale si paga un’aliquota fissa del 15%. Con ciò ignorando, anzi, facendo di più e di peggio, cioè autentico scempio dell’art. 3 e 53 della Costituzione. Art. 3: “Tutti i cittadini… sono eguali davanti alla legge”. E l’art.53 che recita ed impone: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è infornato a criteri di progressività”. Invece c’è che un lavoratore dipendente, o un pensionato, con capacità contributiva di 80.00 euro, esattamente come un idraulico o un ingegnere con lo stesso reddito, paga, con aliquote progressive fino al 43%, esattamente 27.040 euro, 15.040 euro in più, rispetto alle partite Iva ed i professionisti che, con l’aliquota fissa e ridotta del 15%, pagano solo 12.000 euro. Si può oltraggiare più di così la Costituzione? Si può fare senza che nessuno s’indigni e protesti? Si può fare, infine, senza che sorga il dubbio, inquietante, che ci possa essere di mezzo il voto di scambio in questi, così clamorosi e illegittimi privilegi? Opposti, peraltro, anche al pensiero cattolico. La commissione “Giustizia e Pace” della diocesi di Milano, presieduta, nel 2000, dal cardinale Carlo Maria Martini, ha ribadito che “ il  fisco è equo quando, da una parte, fa sì che individui e gruppi identici o simili  vengano trattati  in maniera la più possibile  uguale o analoga e, dall’altra, che chi è in condizione  di sostenere un sacrificio  più elevato contribuisca,  in proporzione, secondo criteri ragionevolmente progressivi, a ciò che è richiesto dal bene comune dell’intera collettività”. Insomma la Meloni è riuscita a ignorare tutto e tutti. E ancora non c’è il presidenzialismo.

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia  

Commenti

  1. Oltre alle, naturalmente corrette, considerazioni di ordine tecnico, vorrei aggiungere che il soggetto Iva che inizia l'attività in regime forfettario (flat tax) per i primi 5 anni paga il 5% di imposta sostitutiva . La forbice rispetto al lavoratore dipendente, è, dunque, molto più larga in tale periodo

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    1. Hai perfettamente ragione, solo che questo privilegio, all'inizio dell'attività professionale può avere una qualche giustificazione

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  2. Ancora una volta hai colpito nel segno.
    Ben detto, anche se i tributi cin cui vengono finanziati scuola sanità e altri servizi destinati alla generalità dei cittadini sono le imposte e non le tasse.

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    1. È vero che il servizio, nel complesso, poi, grava nella fiscalità generale, ma le tasse universitarie le pagano solo gli studenti universitari, cioè coloro che chiedono di frequentare l'università

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  3. E ancora non c’è il presidenzialismo!!!
    FF

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