Massimiliano Allegri, il tecnico che accetta solo le domande dei giornalisti ritenute (da lui) "intelligenti"
Ieri
sera, al termine di Juventus-Genoa (0-0) tra l’allenatore della Juventus,
Massimiliano Allegri e il giornalista di Sky, Gianfranco Teotino è sorta una
sgradevolissima polemica. Alla domanda sulla crisi di risultati della Juventus,
con una sola vittoria in otto partite, il tecnico juventino ha risposto: “Noi
siamo terzi in classifica, lei sa come si fa l’allenatore? Io non so come si fa
il giornalista. Io non devo andare dietro a cosa dice il pubblico. Il pubblico
ci sostiene e io cerco di fare il meglio della squadra. Io non mi permetto di
dire ad un giornalista come si fa il giornalista. Io le domando come si fa il
giornalista? “Teotino ha replicato così: “Allora le rifaccio la domanda, come
mai sono arrivati solo sette punti nelle ultime otto partite? E Allegri: “Le
posso dire la stessa cosa. Come mai nelle prime diciannove ne abbiamo fatti
quarantasei? “ “Questa non è una risposta” ha ribattuto il giornalista. “Vale
lo stesso per la sua domanda. Lei mi faccia una domanda più intelligente e io
le risponderò”. Teotino, offeso, ha chiuso con “la mia intelligenza si ferma
qui, oltre non riesco ad andare”. Allora è intervenuta la conduttrice del
programma, Giorgia Cenni che ha provato a trovare un dignitoso compromesso:
“Noi infatti siamo qui per capire, insieme a lei… A quel punto Allegri ha detto:”
Ma voi non dovete capire, dovete fare solo delle domande, che è diverso. Tanto
cosa capite? La squadra la alleno io, non è che capite voi”. L’episodio,
imbarazzante, finirà, probabilmente, con le scuse e amici (o nemici) come
prima. Ma la questione del rapporto stampa società sportive, intese nelle sue
molteplici articolazioni, spesso, diventa conflittuale, invece, dovrebbe essere
il più possibile collaborativo, nell’interesse di entrambe le parti. Se la
squadra vince, e va bene, ne traggono vantaggio tutti, giornali e i giornalisti
compresi, con le trasmissioni televisive ad ogni ora del giorno e della notte. Remare
dalla stessa parte, salvo eccezioni, è cosa buona e giusta. Mi riferisco alla
stampa sportiva, ovviamente, perché in altri contesti le cose sono, e devono
essere, completamente diverse. Certo, il clima del dopopartita è quasi sempre
caratterizzato da tensione, nervosismo, stress ed è possibile che qualcuno
perda la lucidità che, invece, è necessaria per mantenere, buono e rispettoso,
il rapporto con i giornalisti. È evidente che Massimiliano Allegri, ieri sera, sia
uscito fuori dal seminato. Anche perché mi pare - entrando nel merito - che la domanda di Teotino era non solo
intelligente anche del tutto pertinente: come mai, mi pare del tutto legittimo
chiedersi (lo fanno i giornalisti e lo fanno anche i tifosi) la squadra si
trova in evidente crisi di risultati da otto partite? A cosa è dovuta questa
metamorfosi apparentemente inspiegabile? D’altronde a chi, se non
all’allenatore, va posta una domanda di questo genere. Poi il fatto che i giornalisti non capiscano e
non devono capire, mi pare una tesi audace, del tutto priva di fondamento. Mi
sia consentito un aneddoto. Moltissimi anni fa a Padova, come inviato della Gazzetta del Sud, nel dopo partita di
Padova- Catanzaro (2-1) ho fatto una domanda all’allenatore, bravissimo e
famosissimo ex calciatore, che non nomino perché è morto, il quale, sorpreso,
ha risposto così: “Se dice questo vuol dire che abbiamo visto due partite
diverse”. Mister, sarà andata pure così - è la mia replica - ma sa qual è il problema: è chi, di noi due,
ha visto la partita giusta. L’allenatore in questione ha fatto altri quindici
giorni a Catanzaro prima di essere esonerato, poi ha fatto altri quattro,
cinque fallimenti in altri club, e allora ha deciso di smettere; forse, in quel
momento, avrà capito che, quel giorno, a Padova, a vedere la partita giusta ero
stato io. Ora non intendo, con questo, porre la mia candidatura per sostituire
Allegri, che peraltro è bravissimo, ma la partita, qualche volta, la possono
vedere meglio i giornalisti dei tecnici. E qualche domanda, anche se appare
scomoda, e non del tutto “intelligente”, gli allenatori la devono accettare senza
bisogno di uscire dai gangheri e offendere. Anche perché – e non è un dettaglio
– sono benissimo pagati anche per questo.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
Giusto.
RispondiEliminaChiaro e forte.
Ineccepibile.
Carlo P.