Troppi assenti alle urne, vulnus alla democrazia, ma non interessa a nessuno. Il caso Calabria
Il
3 e 4 ottobre, com’è noto, i calabresi andranno alle urne per eleggere il Consiglio
Regionale, sciolto anticipatamente per la morte della presidente. I candidati
sono quattro: Roberto Occhiuto (Forza Italia) centrodestra, Amalia Bruni,
centro sinistra, Luigi De Magistris, indipendente e l’ex presidente Mario
Oliverio non più come candidato del centrosinistra, ma con la lista Oliverio
Presidente per la Calabria. L’ultima volta, il 26 gennaio 2020, vinse, con il
55,29 % dei voti, e 20 seggi, il centrodestra con Jole Santelli (Forza Italia),
poi deceduta, mentre il rivale del centrosinistra Filippo Callipo, (indipendente)
prese il 30,14 % e 11 seggi. Letti così, questi dati dicono poco, e, invece,
analizzandoli, emerge l’enorme astensionismo, un vero e proprio vulnus alla
democrazia. Nell’ultima elezione, infatti, l’affluenza alle urne fu solo del
44,33 % leggermente superiore (più 0,16%) rispetto alla precedente
consultazione elettorale. Riusciranno i quattro concorrenti, con tutti gli
altri candidati nelle liste di appoggio e sostegno, a convincere i calabresi ad
andare alle urne? Non c’è alcun dubbio che quando ai seggi va meno della metà
degli aventi diritto, come in Calabria, che è la Regione con la più bassa
partecipazione al voto, ci sarebbero tanti buoni motivi per ricercare le cause,
analizzare il fenomeno e, eventualmente, trovare le soluzioni. E, invece, tutto
avviene, e si ripete nel tempo, nel disinteresse generale. Ma perché i
calabresi disdegnano le urne? Qualcuno certamente è portato a ipotizzare un
assenteismo dovuto alla pigrizia, al disinteresse, alla superficialità. Sì, ci
sarà chi lo ha fatto per queste ragioni, chi non c’è andato perché
impossibilitato, altri perché residenti in Calabria ma fuori per studio o
lavoro, ma la stragrande maggioranza non c’è andata perché delusa, scoraggiata,
oltraggiata nella dignità di cittadini da una classe politica incapace e
inconcludente. I problemi sono tanti, troppi per poter essere approfonditi in
un articolo; uno per tutti e su tutti: la sanità. Disastrosa, nonostante
l’abnegazione, l’impegno e le capacità, anche con invidiabili e lodevoli eccellenze,
dei medici e del personale paramedico. Dieci anni di commissariamento, con gli
strateghi della finanza mandati dal ministero, hanno portato solo l’aumento dei
ticket. La tassa, vergognosa e intollerabile, sui malati. È difficile
convincere ad andare a votare un pensionato che se ha bisogno di una visita
cardiologica deve andare in una struttura privata e, poi, quando va a comprare
i farmaci, deve pagare il ticket, e anche maggiore rispetto a quello che
avviene in altre Regioni perché deve far fronte al disastro contabile della
sanità. Queste condizioni miserevoli inducono alla sfiducia, allo scoramento,
alla rassegnazione. E a dire: è inutile andare a votare, non cambia niente, sono
tutti uguali. Ed è gravissimo, ma la questione, triste e amara, non interessa a
nessuno, men che meno ai politici, tanto loro i 31 seggi ce l’hanno garantiti,
a prescindere dai votanti. E qui sta l’errore. Perché i seggi andrebbero
assegnati tenendo conto dell’affluenza, in questo caso, con il 44%, i seggi
dovrebbero ridursi in proporzione, essere 14. Si otterrebbero almeno due
risultai importanti e assai significativi: il rispetto di chi non è andato a
votare, che deve essere inteso, anche quello, come l’espressione di una
volontà: la totale sfiducia nei candidati, non meritevoli del voto, e, quindi, deve
contare, deve avere pari dignità, come quello di chi è andato a votare. Riducendo
i seggi, inoltre, ci sarebbe, come immediata conseguenza, il contenimento dei
costi di un ente, qual è la Regione, che, come ho scritto un’infinità di volte,
è costosissimo e inutile, anzi, peggio, dannoso, e andrebbe abolito prima
possibile. S’intende, modificando la Costituzione. Tutti hanno visto, e
assistito, sgomenti, ai conflitti perenni, quotidiani, sulle competenze tra lo
Stato e i vari presidenti delle Regioni nella lotta al Covid-19. Venti “statarelli”,
centinaia di posti per politici, che provocano, con oneri pesantissimi, solo una
montagna di debiti che non sappiamo più come pagarli.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia
Sono pienamente d’accordo con i rimedi proposti circa le sacrosante conseguenze dell’astenzionismo. Occorrerebbe quindi rendere applicabili tali misure e sarebbe auspicabile avanzare proposte in merito che queste si allarmerebbe il potere degli apparati di partito. Tali proposte, a parer mio, potrebbero riscuotere vivo interesse ed apprezzamento della gran parte dell’elettorato.
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