Rieccola la "follia" del ponte sullo Stretto di Messina, torna d'attualità

 L’interesse per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina è ciclico. Ogni tanto viene riesumato, ciò avviene ogni qualvolta non si sa come spendere un po’ di quattrini. E adesso che i soldi potrebbero esserci, eccolo di nuovo d’attualità. I due paladini del progetto, in verità non da ora, sono Matteo Renzi e Matteo Salvini. Tanto che avevano coinvolto l’ex ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Paola De Micheli, (sostituita, con il governo Draghi, da Enrico Giovannini) la quale si era lasciata andare, una mattina, in una esilarante dichiarazione alla trasmissione Rai, Radio Anch’io. Vale la pena riavvolgere il nastro e i concetti: “Prima deve esserci una discussione dentro la maggioranza e una discussione con i territori sulla valutazione dell’impatto di quest’opera e con l’arrivo delle risorse del Recovery fund secondo me possiamo immaginare una fase di studi e di progettazione.  Ovviamente il ponte è un’opera che se dovesse essere fatta, andrebbe fatta nel mare e quindi dobbiamo avere anche, in coerenza con le ragioni per le quali è nato questo governo, e quindi la transizione ecologica e la sostenibilità ambientale, un occhio molto attento a un’opera che non può essere impattante sul mare”. Da strapparsi i capelli. Auspicava discussioni e studi, non sapeva che sul progetto si studia, e, soprattutto, si spende, da sessant’anni, con già 350 milioni di euro bruciati con la società Stretto di Messina. E con tutti quei soldi già spesi chissà quanti studi e progetti avrebbe potuto trovare nei cassetti al Ministero. Ma perché si vorrebbe fare quest’opera? Tralasciando l’impatto ambientale e paesaggistico, e i dubbi per la “zona 1 a pericolosità sismica molto alta” con una spesa di circa 4 miliardi avremmo - questo dice il progetto - cose straordinarie, di più, sconvolgenti. “6.000 veicoli l’ora e il transito di 200 treni al giorno. Con un tempo di percorrenza 1-1,5 ora per gli automezzi e 2 ore per i treni”. Sono costretto a raccontare la mia esperienza, per far capire, a chi non è mai stato sullo Stretto, qual è la situazione. Molti anni fa, ho viaggiato, con tanti miei amici e colleghi, quasi ogni giorno, e per due anni, per frequentare l’Università di Messina. Da Limbadi, un paesino in provincia di Catanzaro (oggi Vibo Valentia) fino a Messina, prendendo l’accelerato, il treno che dalla stazione di Nicotera mi portava, a passo d’uomo, fino a Villa San Giovanni, poi con una delle navi, che allora erano solo delle Ferrovie dello Stato, arrivavo a Messina quasi sempre in orario per seguire le lezioni all’Università. Tempo complessivo, circa due ore. Oggi per attraversare lo Stretto ci sono anche le navi di compagnie private e il tempo, con il cronometro in mano, è di 25 minuti, massimo. Ci vogliono 10 minuti in più per i treni che, per l’imbarco, devono fare alcune manovre. Oggi a “l’Aria che tira”, la trasmissione condotta da Myrta Merlino, è intervenuto Matteo Salvini, che ha detto che aveva lavorato tutta la mattinata, sul progetto per il ponte, con i governatori della Sicilia e Calabria, dove ad aprile si vota per le regionali. Opera necessaria, ha, poi, aggiunto il leader della Lega, perché ridurrebbe il viaggio in treno, da Roma a Palermo, di 5 ore (da 11 a 6). Ma se oggi, con le navi, come ho appena detto, si impiega circa trenta minuti come si possono risparmiare 5 ore? Uno spettacolo.  C’è una lunga attesa per l’imbarco? Sì, può capitare, ma solo per brevissimi periodi e solo d’estate. Sul ponte potranno passare 6.000 veicoli l’ora, ma dove li hanno mai visti così tanti veicoli? E poi i treni: addirittura duecento. Qui si tratta, tenendo conto delle condizioni delle ferrovie calabresi e siciliane, addirittura di forti allucinazioni. Da un po’ di tempo arrivano a Reggio Calabria, da Torino-Roma, sia la Frecciarossa che Italo, benissimo, ma treni veloci su binari e infrastrutture che non consentono l’alta velocità, a cosa servono? Il solito modo per trarre in inganno l’opinione pubblica. I tempi di percorrenza dei treni si possono ridurre solo se si rifanno le ferrovie, sia in Calabria che in Sicilia. Salvini dice che con il ponte si possono creare 100 mila posti di lavoro, se ne possono creare di più con le centinaia di chilometri di strade ferrate da rifare. Questi sono gli investimenti che hanno un senso e un’utilità. D’altronde, per tutte le opere, la decisione finale deve arrivare dopo l’indispensabile confronto tra costi e benefici. In questo caso ci sono solo i costi, e mancano del tutto i benefici, per i cittadini comuni, intendo.

 

                             Fortunato Vinciwww.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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