Gli apostoli della mangiatoia, i lillipuziani della politica italiana che hanno legato Draghi come Gulliver
Erano
molti mesi che ci raccontavano, sui giornali e in tutte le trasmissioni
televisive, i politici mezzecalzette che bisognava a tutti i costi fare la
crisi di governo per il bene del Paese. Cacciare Giuseppe Conte, incapace, per
il bene del Paese. E, poi, a seguire, sempre per il bene del Paese,
naturalmente, cacciare il ministro Speranza, prendere il Mes, rimettere la
prescrizione, non chiudere nulla e, riaprire tutto, nonostante le stragi
quotidiani del Covid -19, per il bene del Paese. Respingendo sempre con sdegno
la volgare insinuazione che tutto, invece, potesse essere concepito soltanto per
conquistare potere e poltrone. Ve le ricordate le nobili, commoventi
motivazioni di Matteo Renzi, di Matteo Salvini, di Silvio Berlusconi e dei loro
interminabili eserciti di scudieri, maggiordomi, camerieri, a tanto all’ora,
per sostenere le tesi dei padroni. E i giornalisti, i tenuti a distinguere i
fatti dalle opinioni, che, invece, ignoravano i fatti, peggio: li manipolavano,
e lasciavano solo le opinioni, nemmeno quelle loro, quelle dei padroni. Che
spettacolo indecente! Questo passaggio della legislatura credo sia uno dei
momenti più bassi che abbia mai toccato il nostro sventurato Paese. Mai così
tanti scadenti. Approfittatori della situazione drammatica che hanno cercato,
nella foglia di fico di Mario Draghi, di nascondere gesti miserabili, impregnati
di avidità e cupidigia, nella loro pochezza politica, culturale e morale.
Vorrei essere amico di Mario Draghi e poter chiedere a lui, a quattr’occhi,
cosa ne pensa, e come giudica, sinceramente, quello che ha trovato. Sono sicuro
che non pensava, pur avendone viste chissà quante, di avere a che fare con
questi apostoli della mangiatoia, assatanati di potere e poltrone, tutto
l’opposto di quello che hanno sempre raccontato al popolo bue. Leggetevi i nomi,
con il conseguente curriculum, del nuovo governo, ministri, viceministri e sottosegretari
avrete chiara l’immagine di quello che stiamo dicendo. C’è chi ha vinto perché
ha preso più poltrone, chi ha vinto lo stesso perché ha mantenuto le stesse
poltrone, chi ha vinto, a prescindere, perché è rimasto vicino alla mangiatoria
e non è andato a casa. Gli unici a perdere siamo noi che, in attesa e nella
speranza di una rivoluzione, ci ritroviamo con la stessa e solita brigata che
zavorra il governo, Draghi e il Paese. Guardando questo spettacolo mi sono
tornate in mente le illustrazioni del libro sui viaggi di Gulliver in cui si
vede Mario Draghi, stordito dalle lusinghe quirinalizie e dall’ebbrezza
popolare, imbarcatosi su una nave, sbarcato su una terra a lui (quasi) del
tutta sconosciuta, detta politica, e ora, al risveglio, si è ritrovato avvinto da
mille legacci, dai lillipuziani, uomini alti 15 centimetri, che faranno di
tutto per tenerlo ostaggio dei propri e di altrui interessi. Spero sia solo, in
età avanzata, la sensazione, al risveglio, da un sogno adolescenziale.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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