Renzi rovescia il tavolo, Mattarella punta subito su Draghi e le mezzecalzette perdono la mangiatoia
Una delle tre “mosse” che
avevamo auspicato, qualche giorno fa nell’articolo “Le mosse di Mattarella che
vorrebbero gli italiani”, c’era anche quella che il presidente Mattarella ha
scelto di fare ieri sera: puntare su un governo dei migliori, senza politici. Dopo aver ricevuto al Quirinale il presidente
della Camera Roberto Fico che gli ha riferito del fallimento dell’esplorazione nell’ultimo,
estremo tentativo di ricucire lo strappo, e riattaccare i cocci di una
maggioranza fatta a pezzi dall’inspiegabile e irresponsabile crisi provocata da
Matteo Renzi, il capo dello Stato ha deciso di affidare l’incarico di formare
il nuovo governo a Mario Draghi, l’ex presidente della Bce. Una decisione che
non ha suscitato entusiasmo tra le forze politiche, perché avrebbero preferito
qualunque altra soluzione, meno questa. È vero che da quando aveva lasciato il
prestigioso incarico c’è sempre stato qualcuno dei politicanti che non sapendo
che dire, tirava in ballo Draghi, diceva che sarebbe stato saggio rivolgersi a
Mario Draghi, ma una cosa è dirlo nel caravanserraglio degli studi televisivi,
una cosa è che si faccia veramente. Le cosiddette forze politiche avrebbero
preferito l’ammucchiata o, cosa più gradita, anche andare alle urne, ma con
Giuseppe Conte e il suo governo dimissionario, debolissimo, e quindi in balia
degli appetiti dei famelici parlamentari. Sarebbe stata una pacchia tuffarsi su
quei 209 miliardi. E, invece, no. Il presidente Mattarella ha spiazzato tutti, anche
se era una delle opzioni. Mentre scrivo,
in attesa che Mario Draghi salga al Quirinale per l’incarico, sento le reazioni
di alcuni partiti che non sono d’accordo con le scelte del Colle. Non a caso, Sergio
Mattarella ha spiegato le tante buone ragioni, gravi e complesse, in una
situazione drammatica per la crisi sanitaria, economica, e sociale per cui il
Paese non può andare subito alle elezioni e perché non può essere guidato da un
governo debole, quale sarebbe stato quello attuale, dimissionario e senza
maggioranza parlamentare. Un intervento impeccabile, esemplare, da uomo serio, responsabile,
con garbo e sobrietà, ma fermo, che pensa solo ai cittadini, peraltro nel
rigoroso rispetto della Costituzione. E poi ha fatto un appello al senso di
responsabilità dei partiti perché sostengano il governo che sceglierà Mario
Draghi. E qui, come al solito, le cose rischiano di ingarbugliarsi, per la
semplice ragione che il senso di responsabilità non c’è tra le forze politiche,
come si è visto, per l’ennesima volta, in questi giorni di crisi del governo.
Ed è, poi, durissima votare e sostenere colui che, verosimilmente, ci porterà
alle elezioni e ora gestirà pure i fondi di Next generation Eu. Con le
competenze adeguate e con lungimiranza. Requisiti indispensabili non solo per ottenere
tutte quelle risorse ma per impiegarle in modo appropriato per far crescere il
Paese. Sapendo distinguere quello che è da considerare, come lo ha chiamato lui
stesso, il “debito buono” dal “debito cattivo”. A questo punto è il caso di
chiedersi: Draghi otterrà la fiducia? E se sì da parte di quali forze
politiche? C’è enorme confusione perché i politici mezzecalzette contrariamente
a quel “bene del Paese” che dicono in ogni frase, non hanno alcun interesse per
il Paese. La prova, inconfutabile, impietosa, è in queste ore. Tutti i politici
avrebbero dovuto, non dico esultare, (come hanno fatto i mercati: Borsa + 2% e
spread che precipita a quota 100) ma almeno essere moderatamente contenti per
la decisione di affidare il governo di “alto profilo” a chi, per tanti anni, ci
ha evitato il naufragio con i soldi della Bce. E, invece, sono incerti, tentennano,
spiazzati, beffati, arrabbiati. È chiaro che la fiducia la dovrebbero votare tutti.
Per il bene del Paese, appunto. Invece molto dipenderà da come sapranno reagire
quando si saranno ripresi dallo shock dell’abile mossa di Mattarella.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com- Agenzia Stampa Italia
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