Mattarella e Draghi si dimenticano del popolo e dell'art.1 della Costituzione
Non siamo in condizione,
per tante e ovvie ragioni, di dare subito dei giudizi sui ministri che
compongono il governo appena formato da Mario Draghi e che ieri hanno giurato
al Quirinale. Il giudizio, su chi è chiamato ad impegnarsi nelle istituzioni, è
saggio e opportuno darlo dopo, a posteriori, su quello che è riuscito a fare.
Ora, qui in Italia, di cose da fare ce ne sono tante, e purtroppo anche
complesse, dalla sanità all’economia, passando alla giustizia, la scuola,
l’ambiente. E non possiamo che sperare che il presidente Sergio Mattarella e
Mario Draghi abbiano scelto davvero i migliori. Così, d’acchito, non sembra, perché
alcuni di loro, il peggio di sé, l’hanno già mostrato in precedenti esperienze
ministeriali, ma speriamo che sotto la guida di Draghi facciano bene o comunque
meno peggio. Gli innesti migliori, d’altronde, sono stati fatti, mi pare
abilmente, al limite dell’eccellenza, nei ruoli più importanti e delicati e
questo è di incoraggiamento. C’è un punto su cui, però, non sono affatto
d’accordo. Ed è stato il mancato rispetto della volontà popolare. È vero che
tutta la procedura fin qui seguita ha rispettato il dettato costituzionale, ma nell’assegnazione
dei ministeri ai vari partiti che formeranno la maggioranza, in pratica tutti
fatta eccezione di FdI, non si è tenuto conto di uno dei punti chiave della
nostra democrazia, l’art. 1. “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata
sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei
limiti della Costituzione”. Questa “sovranità” il popolo la esercita,
principalmente, attraverso il voto nelle consultazioni elettorali. E l’ultima
volta che il popolo si è espresso è stato nel 2018, e ha eletto il Parlamento
in carica. In cui hanno la maggioranza i 5 Stelle, poi il Pd, la Lega e Forza
Italia. I 15 ministeri assegnati ai partiti sono andati 4 ai 5 Stelle, senza
nessun ministero di spesa, 3 al Pd (Difesa, Lavoro, Cultura), 3 alla Lega, con
un ministero di spesa importante (Mis), 3 a Forza Italia, seppure senza
portafoglio, 1 a Leu e 1 a Iv, il partito “inventato” da Matteo Renzi, che gli
elettori, peraltro, non hanno mai votato. Mattarella e Draghi avrebbero dovuto
distribuire i ministeri (quelli cosiddetti politici) tra tutti i partiti della
maggioranza, certamente, ma in proporzione ai voti espressi dagli elettori, che
sono i seggi che i singoli partiti hanno in Parlamento, espressione, appunto,
di quella “sovranità” di cui parla la Costituzione. Se il Movimento 5 Stelle ha
preso 10.522.272 di voti, con il 32,6%, e Forza Italia 4.535.742, con il 14,1
%, non possono andare quattro ministeri ai 5 Stelle e tre a Forza Italia. Lo
stesso vale, s’intende, anche per altri partiti. Pur tenendo conto, ovviamente,
del “peso” dei singoli ministeri, non mi pare rispettata la volontà popolare. Già
non si possono scegliere i candidati, perché, com’ è arcinoto, li scelgono i
segretari dei partiti, se poi non contano nemmeno i voti dati ai partiti,
allora è del tutto inutile andare a votare.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia
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