Nella partita a poker, il bluff di Renzi
Quando finalmente i tre
giocatori, che erano al tavolo verde con Matteo Renzi, a giocare a poker nella
partita per il governo del Paese, cioè Giuseppe Conte, presidente del
Consiglio, Nicola Zingaretti, segretario nazionale del Pd, Luigi Di Maio,
ministro degli Esteri ed esponente di spicco dei 5 Stelle, hanno chiesto, al leader
di Italia viva, di far vedere le carte hanno facilmente scoperto il bluff. Fino
ad allora era stata la mancanza di coraggio e la poca esperienza o, se
preferite, un eccesso di prudenza, a consentire al baldanzoso senatore di
Rignano sull’Arno, di imporre sempre il suo gioco, fatto di rilanci e di puntate
rischiose. Ma, poi, quando ha esagerato, allora anche i prudenti Conte,
Zingaretti e Di Maio, hanno trovato la forza (a quel punto, della disperazione)
ed hanno voluto vedere le carte. Non aveva nulla in mano, nemmeno una coppia.
Sì perché Matteo Renzi, il “demolition man” come lo ha definito il Financial
Times, è abituato a bluffare, troppo, spesso, e anche in maniera maldestra. Uscendo
fuor di metafora, non ha nemmeno un partito. Se l’è inventato con un gioco di
prestigio nel settembre 2019 subito dopo il varo del governo Conte 2 con l’alleanza
giallorossa. Italia viva, ufficialmente, non esiste. Si, è vero, in questo
momento può contare su 30 deputati e 18 senatori, tutti voltagabbana, transfughi
dai partiti con cui sono stati eletti, soprattutto Pd, 5 Stelle e Forza Italia.
Tra l’altro, Italia viva, non essendo mai presente ad una consultazione
elettorale, non poteva avere nemmeno il gruppo parlamentare, e, infatti, si è
dovuto collegare con il simbolo del Psi di Riccardo Nencini. Ora potrebbe
scomparire del tutto se Nencini, come pare deciso a fare, vuole staccarsi e votare
la fiducia al governo. In questo caso, Renzi, con la sua truppa che rischia di
assottigliarsi, dovrà passare nel gruppo misto. Ora è necessario, per sostenere
il governo, specie al Senato, dove rischia di non avere i numeri, di trovare i
sostituti di Iv. Renzi ha già detto che a palazzo Madama non voterà contro ma
intende astenersi, forse, chissà, è l’estremo, disperato tentativo di ricucire
lo strappo e tornare in partita; ancora, però, nell’estrema incertezza, è
incombente il rischio di una crisi di governo, che porterebbe, come immediata
conseguenza, ansia, precarietà, confusione. Tutto l’opposto di quello che serve
nel momento più delicato della nostra storia, per la devastante crisi sanitaria
ed economica. Si stanno, quindi, cercando dappertutto, negli orticelli
parlamentari, moderati, liberali, socialisti, ambientalisti, quelli che
potrebbero essere i salvatori del governo. Sono chiamati “responsabili” o
“costruttori”, ma dall’opposizione, e dal loggione mediatico, si sono levati grida
indignate: “voltagabbana”, “traditori”, “sbandati”, “nuovi Scilipoti”. Ma come,
c’è addirittura un partito fatto da voltagabbana, appunto Iv con 47 “traditori”,
e non si è scandalizzato nessuno, e ora c’è pure chi s’indigna e insulta? I
misteri della politica italiana, con mezzecalzette e tifosi (giornalisti
compresi) al seguito. Non sappiamo, ovviamente, se Giuseppe Conte riuscirà ad
avere la fiducia lunedì alla Camera e martedì al Senato, dove andrà per le
“comunicazioni”. Una cosa sola è certa. In Europa e nel mondo non capiscono,
non possono capire cosa succede in Italia, loro pensano a salvarsi dal
terribile attacco del Convid-19 e di contenere i disastri economici provocati
dalla pandemia, noi ci trastulliamo con i bluff di Renzi. Ma ce lo possiamo
permettere? Io penso di no. È il caso di ricordare, per l’ennesima volta, che senza
la protezione (infinita?) della Bce i nostri titoli di Stato sarebbero già
carta straccia e il Paese in default.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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