La crisi di governo e gli sfregi alla Costituzione

 

Lo spettacolo indecente di questi ultimi giorni, sfociato nella crisi di governo è quanto di più grave e disgustoso ci potesse essere. Alla crisi sanitaria ed economica, si è aggiunta, in maniera del tutto irresponsabile, la crisi politica. Se non ci fosse lo scudo (finché regge) della Bce, i titoli del debito italiano, che sono le bombole d’ossigeno per l’economia, avrebbero già il valore della carta straccia e ci sarebbe già stato il default del nostro sventurato Paese. Ma nessuno ha detto da dove nasce questa crisi e come sia stato possibile. Sì, certo, la mangiatoia europea, il Next generation eu, gli interessi e gli odi personali, sono le cause recenti, ma i problemi vengono da lontano. Dallo scempio che si fa dell’art. 1 della Costituzione. “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Ci sono tanti altri articoli ignorati, e di cui si fa scempio, ma questo ha conseguenze pesanti, che mette in dubbio proprio il principio cardine: la democrazia, che c’è - e non potrebbe essere diversamente - solo se è affidata al popolo, ma il popolo in Italia, non solo non ha la sovranità, non conta niente. Perché non può votare e scegliere i propri rappresentanti da mandare in Parlamento. Perché le liste, con i candidati, li decidono i segretari dei partiti, e senza il voto di preferenza, gli elettori si limitano ad avallare quello che vogliono i partiti; in pratica tutto il Parlamento è nominato dai sei, sette segretari. Da questo deriva che i parlamentari, di fatto, non rispondono al popolo, ma a chi li ha scelti, cioè i segretari. Così che viene ignorato anche l’art. 67. “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.  Tutto questo è di una gravità inaudita, ma nessuno ne parla e nessuno si scandalizza. Se c’è quasi il 40 % di cittadini che non ha intenzione di andare a votare, come riporta l’ultimo sondaggio di qualche giorno fa, dovrebbe preoccupare. Ma chi ci pensa? Quella esibizione di potere e di arroganza, fatta da Matteo Renzi nel pomeriggio di mercoledì alla Camera, è l’emblema di questo vulnus della democrazia. Lui, segretario, fondatore, proprietario, di Italia viva, con a fianco due ministre, in silenzio e a capo chino, che sproloquia su argomenti, veri e presunti, e che decide che quelle due ministre, fatte nominare da lui, devono dimettersi, è uno scandalo. Ed è altrettanto vergognoso decidere la crisi del governo.  Ma come sia possibile che un partito, Italia viva, inventato da questo bulletto di Rignano sull’Arno, che non si è presentato agli elettori (il popolo di cui parla la Costituzione) possa avere legittimità e tutto questo potere? È possibile perché Renzi può contare su una truppa di 48 parlamentari, transfughi, eletti in altri partiti (Pd ma anche 5 Stelle e Forza Italia) 30 alla Camera e 18 (con lui) al Senato, la maggior parte fatta eleggere proprio da lui. Nel 2018, quando ci sono state le elezioni politiche, Renzi era segretario del Pd, e ha potuto fare le liste tutto da solo, con i suoi compari, si dice in una notte, e ha deciso quali dovessero essere i candidati. E anche dove presentarli. Tutti ricorderanno (forse) il caso di Maria Elena Boschi, che sarebbe stata “indigesta” in Toscana, per via del fallimento di una banca, che ha rovinato migliaia di risparmiatori, il cui vice presidente era il padre, però, siccome doveva essere eletta a tutti i costi, Renzi l’ha inserita nella lista in Alto Adige. Non intendevo difendere il governo, volevo solo esprimere sorpresa, indignazione, disgusto per come sono ridotte, e malissimo rappresentate, le nostre istituzioni.

                              Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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