Si appropriano delle Regioni senza avere la maggioranza e cantano pure. Una vergogna
Leggere
quello che scrivono questa mattina i giornali, che sono poi le stesse cose che
sono state dette ieri sera nelle varie trasmissioni televisive, si rimane senza
parole. Raccontano il falso. Parlano di vittorie, di successi, di trionfi, di maggioranze;
politici che esultano per aver vinto quando, invece, si sono appropriati di
altre tre Regioni: Campania, Puglia e Veneto, senza avere ottenuto la
maggioranza. Ecco come sono andate veramente le elezioni. Alberto Stefani,
candidato del centrodestra in Veneto, ha vinto con il 64,4%, sembra,
all’apparenza, una netta maggioranza e, invece, considerando che l’affluenza è
stata del 44,64%, è diventato presidente solo con il 28,7% degli aventi diritto
al voto. Lo stesso discorso vale per Antonio Decaro (centrosinistra) in Puglia:
64,1% con i votanti al 41, 83% (14% in meno rispetto alle precedenti elezioni!)
si arriva al 26,8%. Roberto Fico (centrosinistra) in Campania ha vinto con il
60,8%, ma i votanti sono stati solo il 44,06%, di fatto il consenso è stato solo
del 26,7%. Dunque eletti ma senza la maggioranza degli aventi diritto al voto.
E le dichiarazioni sono sconcertanti, Giorgia Meloni:” La nostra vittoria
frutto del lavoro e della credibilità”. “Uniti si stravince” dice, dal canto
suo, Elly Schlein. Solo qualche giorno fa, Giorgia Meloni, rivolta agli
elettori, aveva detto che “la sinistra vi prende per scemi”. Ora, per
solidarietà, lo fa, come si vede chiaramente, pure la destra: Giorgia ed Elly, per
una volta insieme, in un delirio di stravolgimento della realtà. A questo punto
immagino che qualcuno abbia pensato: che colpa hanno gli eletti se c’è chi non
vuole andare a votare? La colpa, semmai, è di chi non si è recato alle urne. Le
cose non stanno esattamente così, ci si deve chiedere, invece, perché una netta
maggioranza non vota più. Le motivazioni sono molteplici, non è possibile approfondirle
tutte, vediamone alcune, limitandoci al voto regionale. La prima è che i
candidati, nella stragrande maggioranza dei casi, non sono meritevoli del voto
degli elettori, perché mancano di capacità e statura morale, con le liste infarcite
di impresentabili. E poi ci sono i “tradimenti” annunciati, e pure riproposti,
senza alcun rispetto per gli elettori. Recentemente nelle Marche è stato
candidato l’europarlamentare Matteo Ricci (centrosinistra) che ha chiesto i
voti ai marchigiani per la Regione, ma poi, finite le elezioni (dalle quali è
uscito sconfitto) è tornato a Strasburgo, cedendo il suo posto in consiglio regionale
ad un altro, come se fosse a teatro. Lo stesso sta facendo, proprio in queste
ore, Pasquale Tridico (centrosinistra), perse le elezioni in Calabria ora rinuncia
al seggio di palazzo Campanella per restare al Parlamento europeo, dove si
lavora (ma si lavora?) di meno e si guadagna di più, al suo posto, ovviamente,
un altro, come se fosse tutto normale, quando, invece, si tratta di un inganno,
uno schiaffo ai calabresi che lo hanno votato. Anche Decaro è europarlamentare,
ma lui rimarrà a guidare la Puglia, però, così, ha tradito, comunque, quelli
che lo hanno votato al Parlamento europeo. Come si vede la politica muove i
candidati secondo interessi personali, di partito, di schieramento che nulla
hanno a che fare con gli interessi e le volontà popolari. Le Regioni andrebbero
abolite, non servono più a nessuno, salvo che alla classe politica per
mantenere centinaia di poltrone, con indennità e pensioni d’oro. Apparati che,
solo per il loro funzionamento, costano agli italiani 10,5 miliardi di euro
l’anno. Una follia, uno spreco inutile. Le Regioni, però, si sa, sono previste
dalla Costituzione, ma i padri costituenti lo hanno deciso ottanta anni fa,
oggi non ha nessun senso. Basta vedere quello che succede con la sanità,
affidata appunto alle Regioni. Un po’ dappertutto, nonostante la bravura e
l’impegno degli operatori sanitari, è un disastroso e costosissimo disservizio,
per la disperazione dei pazienti che o rinunciano alle cure o vanno nelle
cliniche private. Come si fa a essere sorpresi se il popolo, stufo di essere
continuamente umiliato dalla arroganza della politica, si rifiuta di votare? Lo
fa per non avallare le scelte sciagurate fatte dalle mezze calzette che ci
ritroviamo. Ma dove il “popolo è
sovrano” la maggioranza che non vota non può essere intesa e trattata come un
banale e inutile dettaglio, come fa un quotidiano che, con sorprendente
nonchalance, riporta che è stata ancora in calo l’affluenza alle urne: 43,6% il
dato medio, mentre 5 anni fa era il 57,6%. A me sembra un terremoto, un fatto gravissimo,
un gigantesco e preoccupante vulnus della
democrazia.
Fortunato Vinci - www.lidealiberale.com
- Agenzia Stampa Italia
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