Dal Carosello di una volta all'uragano pubblicitario di oggi

 

Non si tratta di fare confronti tra le nostalgie di una volta, quando c’era, per la pubblicità, solo Carosello, la sera, all’ora stabilita, se non ricordo male alle 20,50, con dieci/quindici minuti e l’uragano di oggi che non dà tregua: sempre, continuo, dappertutto. Non c’è da sorprendersi perché è ovvio che succeda con i mezzi di comunicazione che ora, rispetto ai tempi andati, sono un milione di più. Ed è pertanto del tutto inutile chiedersi se era meglio o peggio prima. Torna, però, piacevole ricordare Carosello perché era una trasmissione (posso chiamarla così?) che si proponeva di confezionare, con sagacia, garbo e arguzia, cinque o sei storielline, con incorporato il messaggio pubblicitario, per far chiudere la giornata, a tutti, giovani e vecchi, con buonumore e allegria. Ora credo che si stia esagerando, non solo nella quantità, ma in alcune modalità. A volte, inaccettabili. Cito qualcuna di quelle che mi sembrano più indigeste. La pubblicità al cinema. Nelle multi sale, prima della proiezione del film, bisogna sorbirsi per forza, dopo aver pagato pure il biglietto, mezzora di pubblicità. Mi pare un’intollerabile prepotenza se non proprio un’arroganza. Sullo smartphone, l’uragano pubblicitario, invece, è ininterrotto, 24h al giorno; poi, la mattina, in particolare, arriva con la rassegna stampa. Se non si leggono, per ogni articolo, almeno tre o quattro pubblicità, comprese quelle delle onoranze funebri, non si può proseguire la lettura. In questo caso, però, in parte si capisce, perché si tratta di pubblicità collegata ad un servizio che (ancora) è gratuito. E, poi, c’è l’incursione arbitraria più grave, più difficile da accettare, ed è quando da un numero di telefono ignoto, arriva, con o senza la scritta “sospetto spam”, una telefonata da uno sconosciuto (con messaggio a volte pure già registrato) che offre un servizio o propone l’acquisto di un prodotto. Se si è alla guida di un’automobile, e non c’è la connessione Bluetooth, per non armeggiare con il telefonino con il rischio di provocare un incidente, si è costretti a fermarsi; operazione pure complicata, oltre che irritante e fastidiosa, se avviene in mezzo al traffico o in autostrada. E dopo, quando si prova a richiamare, c’è sempre una voce registrata, sempre nel massimo anonimato, che risponde così “il numero selezionato è errato o non disponibile, si prega di verificare”. Che cosa c’è da verificare? Non si trova mai nessuno. Eppure quando arriva la telefonata il numero è corretto e disponibile, immediatamente dopo diventa “non corretto o non disponibile”. In questo mi pare ci sia, anche piuttosto evidente, la complicità delle compagnie telefoniche. Di queste telefonate, ne arrivano da cinque a dieci al giorno, nelle ore più impensate, fastidiosissime incursioni nella tranquillità e nella cosiddetta privacy (diventato ormai un reperto archeologico) della gente. Suppongo che non si possa bloccare tutto, si può però mettere un limite e obbligare a dare sempre il nome e il cognome di chi telefona. I numeri dovrebbero essere sempre riconoscibili e ricontattabili. Sarebbe già tanto. Ora, finalmente, pare che si sia posto il problema e l’AgCom (Autorità per le garanzie delle comunicazioni) sta mettendo dei filtri per limitare le incursioni sgradevoli. Non è facile inseguire e porre un argine alle diavolerie tecnologiche di mezzo mondo, con una normativa vecchia e lacunosa.      

Fortunato Vinciwww.lidealiberale.comAgenzia Stampa Italia


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