Per il ponte sullo Stretto di Messina i conti non tornano, come dice anche la Corte

 

Ho deciso, qualche giorno fa, di investire 1,50 euro per comprare un giornale che in prima pagina prometteva di spiegare perché serve il ponte sullo stretto di Messina. Tale Fabio Rubini diceva che ci sono -  in attesa del giudizio definitivo della Corte dei Conti che, come si sa, ha bocciato il progetto per tante e sorprendenti anomalie - 20 motivi per fare il ponte. Ed io, sprovveduto, che da sempre ho pensato che ce ne fossero almeno 40 per non farlo, sono stato trascinato, un po’ per curiosità un po’ per correttezza intellettuale, a voler sentire – come si dice in questi casi – l’altra campana. Che ha suonato a morto, della verità prima di tutto, nel senso che dei 20 motivi nessuno è convincente, molti sono viziati dalla fantasia galoppante in salsa salviniana, altri sono inventati di sana pianta, chiaramente falsi. Sarebbe uno spasso poterli ricordare e replicare a tutti, ma mi limito, per questione di spazio, ai più clamorosi, che, peraltro, sono alla base di tutto il progetto. Punto uno “…sarà la risposta migliore alla richiesta (di chi? Ndr) di un più efficiente e moderno sistema di collegamento tra le due Regioni. Con un risparmio di tempo quantificabile in un’ora per gli autoveicoli e due per i treni”. Tutto falso: attualmente per la traversata, con le navi, si impiegano esattamente 25 minuti, tempo verificato dal sottoscritto con l’orologio in mano, a conferma di quanto dicono le compagnie di navigazione: circa 20-30 minuti da Villa San Giovanni a Messina, servizio 24 ore su 24, 365 giorni l’anno.  Non solo, le navi, ora, arrivano a Messina; dopo, con il ponte, le auto e i mezzi pesanti, arriveranno a Torre Faro, che dista 13,5 chilometri, con un tempo previsto, senza rallentamenti per il traffico, di 24 minuti per raggiungere Messina. Com’è possibile risparmiare un’ora? Significa esattamente il contrario, dispiace smentire Rubini e quanti come lui si affannano a negare l’evidenza: non solo non si risparmierà tempo, ci vorrà di più, sì proprio così, ci vorrà di più con il ponte. Altra falsità per i treni. L’orario ufficiale di Trenitalia informa che l’interCity 723 delle ore 14,55 arriva a Messina Centrale, da Villa San Giovanni, alle 15,55, impiega cioè, per l’attraversamento dello Stretto, 1h e10 minuti. E, dopo, il treno dovrà percorrere altri 13,5 chilometri, così come le auto, per arrivare a Messina Centrale da Torre Faro. Come fa il treno a risparmiare 2 ore come dice Rubini? Però, quando si parla del risparmio dei tempi dei treni, si raggiungono vette incredibili di patetiche menzogne, vero oltraggio all’intelligenza dei cittadini. In Sicilia, i treni più veloci (perché fanno meno fermate) sono gli interCity, quindi niente alta velocità. E per percorrere i 168 chilometri da Palermo a Catania si impiegano 5 ore e 8 minuti, esattamente una velocità di 30 (trenta!) Km/h. Non siamo a questi disastri, ma non va molto meglio sulla tratta Salerno - Reggio Calabria dove la linea ferrata, obsoleta, non è adatta all’alta velocità. Tanto è vero che, attualmente, sia il Freccia rossa che l’interCity viaggiano alla stessa velocità, la differenza di tempo impiegato dipende esclusivamente dalle fermate. E sarebbero altri 400 chilometri da sistemare. E che dire della linea Reggio Calabria-Taranto, anche questa lunga 400 chilometri, servita (si fa per dire) da trenini, senza aria condizionata, che ci impiegano da 4h e 42 min. a 8h e 19 min. Ma come si fa a scrivere che solo con il ponte, in questa situazione disastrosa, si può “portare l’alta velocità a un bacino di 7 milioni di abitanti”. A sistemare tutte queste “cosette”, ultra necessarie, ci vorrebbero, poi, molto di più dei 120.000 lavoratori l’anno previsti per il ponte. Servirebbe risolvere tutti questi problemi prima di spendere quella montagna di soldi per il ponte inutile e costosissimo, prima, durante e dopo. Non servono i rilievi della Corte dei Conti, sono cose che si vedono ad occhio nudo. Basterebbero solo queste semplici ed elementari osservazioni per capire che non c’è, non può esserci, nel rapporto costi benefici, alcun vantaggio per i cittadini. Eppure…Forse a me è sfuggita qualcosa. Alla mafia, invece, no, alla luce dell’inchiesta di queste ore in Sicilia.

Fortunato Vinciwww.lidealiberale.comAgenzia Stampa Italia                 

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