Quel prestigiatore di Trump fa volare la colomba della pace, e sorprende e stupisce il mondo intero
Non so se la mia
impressione possa essere condivisa, ma gli ultimi, importanti avvenimenti, mi
confermano quello che ho pensato da quando Donald Trump è tornato alla Casa
Bianca. Quella di un uomo straordinariamente capace, con le sue strategie economiche,
politiche e militari, peraltro originali e imprevedibili, di sorprendere e
stupire il mondo intero, secondo l’estro e la fantasia del momento. Con risultati spesso eccezionali, forse anche
per lui. Con il gioco dei dazi, oltre a mettere in subbuglio tutto il mondo, ha
voluto mandare un messaggio chiaro e preciso a tutti: a comandare sono io. E
per cominciare ha guadagnato, lui, e ha fatto guadagnare ai suoi amici, in
Borsa, un bel gruzzolo di miliardi di dollari. Ora ha trovato il modo di
vincere le resistenze di Netanyahu e di Hamas, costringendo, entrambi, a
trovare un accordo per una tregua che ha fatto tirare un respiro di sollievo al
mondo intero e a esultare di gioia gli israeliani e i palestinesi, insieme.
L’immagine tanto attesa e più bella di questi ultimi anni. Non è ancora la pace, ovvio, perché ci sono
incrostazioni accumulatesi in questi ultimi 80 anni, ma la strada, per avere
due popoli e due stati, è questa. Come ha fatto? Ha fatto quello che è
possibile fare quando si è a capo di un paese, come gli Stati Uniti, che è la
maggiore potenza economica e militare del pianeta. Trump ha saputo coinvolgere
moltissimi leader dei paesi che in Medio Oriente e in mezzo mondo decidono
sulle sorti del mondo, lo ha fatto con un intervento spettacolare, prima a Tel
Aviv e poi a Sharm el-Sheikh, dopo aver costruito, con straordinaria sagacia
diplomatica, una ragnatela gigantesca di accordi e di impegni. Ma lo ha fatto
anche dopo aver capito che un passaggio importante, decisivo per arrivare ad
una soluzione, era quello, prima di ridurre a più miti consigli il suo amico
Netanyahu, di ridimensionare drasticamente il potere e l’influenza di Hamas. E questo
si poteva ottenere in un solo modo: diminuire enormemente, o togliere del tutto,
i finanziamenti di cui vive e gode Hamas, un’organizzazione politica e militare
che si muove e agisce come una vera e propria formazione terroristica. Erogazioni
che provengono da alcuni paesi che hanno, dagli enormi introiti dalla vendita
del petrolio, un surplus finanziario straordinario con cui, oltre a comprare
mega yacht e società di calcio di mezzo mondo, finanziano pure i terroristi. E l’unico che poteva bloccare questi flussi di
denaro era Donald Trump che ha, pure come alleati, alcuni di questi paesi, con
i quali intrattiene rapporti di affari e di business, oltre che diplomatici. Il
ridimensionamento militare di Hamas e i rimproveri a Netanyahu, insieme a
trattative dei servizi segreti hanno quindi portato alla firma di questo
accordo in Egitto. Da dove ha fatto uscire, dal suo magico cilindro, la colomba
della pace. E può essere di buon auspicio averlo fatto il giorno successivo a quello
della marcia della pace Perugia-Assisi. Un’intesa, forse, ancora precaria e
provvisoria, tuttavia foriera, nelle più ottimistiche previsioni, di portare ad
una pace stabile e duratura. Colpevolmente assente, in queste trattive, l’Ue,
seppure rappresentata, ma a titolo personale, da alcuni leader europei, tra cui
Giorgia Meloni. E questo atteggiamento indifferente dell’Europa, a noi, non più
giovanissimi, ha fatto tornare in mente quei versi di Giosuè Carducci. “…Ma un
asin bigio, rosicchiando un cardo, rosso e turchino, non si scomodò: tutto quel
chiasso ei non degnò d’un guardo e a brucar serio e lento seguitò”.
Fortunato
Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia
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