La partita della paura, tra Carpi e Perugia, vinta facilmente dalla squadra emiliana (2-0)
Speranzosi, con le valigie piene di buone intenzioni e tanta voglia di fare bene i grifoni sono partiti per Carpi, ottava tappa di questo tormentato campionato. Piero Braglia ci ha messo il massimo impegno, in settimana, per trovare la terapia giusta e fare uscire dalla crisi una squadra che naviga in brutte acque come dimostra, implacabile, la classifica. Ma al “Sandro Cabassi”, aperte le valigie, è uscito il nulla, un’altra volta il nulla. Al limite della disperazione, dopo cinque sconfitte di seguito e con soli tre punti, il frutto, amaro e modesto, di tre pareggi. Era, si è visto dalle prime battute, la partita della paura, perché anche il Carpi, che non vinceva in casa dal 7 marzo, cioè dal campionato scorso, veniva da due sconfitte e non voleva continuare il trend negativo. A risolvere i problemi degli emiliani ci ha pensato il Perugia che al 24’ su un tiro dalla bandierina ha consentito a Rossini di saltare più alto di tutti e di mandare, di testa, la palla in rete. Ancora più grave l’errore di qualche minuto dopo, al 35’, quando Verza si è involato sulla fascia destra e dal fondo ha disegnato una parabola perfetta per Cesarini che, senza nessuna marcatura, di testa, ha depositato il pallone in rete per il raddoppio. Ci saremmo aspettati una reazione d’orgoglio davanti ad avversari tutto sommato modesti che, timorosi all’inizio, sono cresciuti via via, con il passare del tempo, galvanizzati dal doppio vantaggio e, soprattutto, incoraggiati nel vedere l’impotenza di un avversario così mal ridotto. I grifoni sono stati ancora una volta incapaci, non dico di segnare, nemmeno di rendersi veramente pericolosi, se non negli ultimi minuti, dopo i cambi della disperazione di Gian Marco Ortolani, visto che Braglia, ancora squalificato, non era in panchina. Che fare? In questi casi si può solo accendere un cero.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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