La Corte dei conti, di fatto, verso la cancellazione, cade l'ultimo baluardo in difesa dei conti pubblici
È
impossibile non vedere le conseguenze disastrose che sta provocando questa eccessiva,
e in un certo senso imprevedibile, furia legislativa del governo di Giorgia
Meloni, per togliere ogni ostacolo che sia in qualche modo in grado di arginare
le illegalità a difesa dei diritti dei cittadini e dei conti dello Stato. Dopo l’abolizione
tout court del reato di abuso
d’ufficio, che ha fatto diventare legittimo ogni abuso, che ovviamente rimarrà grave
e frequente come e, forse, più di prima, è arrivato il momento di cancellare,
di fatto, la Corte dei conti. Dico di fatto perché la Corte è un organo
costituzionale e non si può abolire con un tratto di penna come è stato fatto
con l’abuso d’ufficio, si può fare solo con una modifica costituzionale. E,
allora, per ottenere più o meno lo stesso effetto, la si rende completamente
inefficace, quasi del tutto inutile. Eppure, secondo quanto ha ricordato la Consulta
è “garante imparziale degli equilibri di bilancio”, nonché della “corretta
gestione delle risorse collettive”, vuol dire un presidio di legalità, di cui solo
dio sa quanto avremmo assoluto bisogno. Il governo, e questa maggioranza,
pensa, evidentemente, il contrario. Su Repubblica
Michele Ainis, con la sua consueta lucidità, ha analizzato gli otto sfregi che
il governo Meloni ha intenzione di fare (la legge è stata già approvata dalla
Camera, ora aspetta il voto del Senato) alla Corte dei conti, l’ultimo presidio
costituzionale alle spericolate e spregiudicate operazioni degli amministratori.
Ai quali ora sarà consentito quasi tutto, senza rischiare, dal punto di vista
patrimoniale, quasi nulla. Tra le principali modifiche c’è che i politici
rispondono solo per dolo e non più per colpa grave. Non possono essere
perseguiti se la Corte, in sede di controllo preventivo, rimane in silenzio per
un mese o se ha vistato l’atto sia pure per profili diversi da quelli che
configurano un illecito. Se, infine, in mezzo a tanti ostacoli, i giudici
contabili dovessero trovare gli elementi per condannare, ai politici basterà
pagare gli importi contestati per azzerare ogni ulteriore conseguenza a loro
carico, compresa quella dell’ineleggibilità.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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