Il lusso, costosissimo e inutile, delle Regioni che sono da abolire prima possibile

 

Lo so che le Regioni sono previste dalla Costituzione, ma tutti sanno anche che la Costituzione si può cambiare. E in questo caso sarebbe necessario, anzi indispensabile, cambiarla prima possibile, come peraltro dico da tempo, modificando la ripartizione della Repubblica, prevista così dall’art.114. “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”. Ebbene, potrebbe essere modificato in: “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Città metropolitane e dallo Stato”. Dunque senza Province e Regioni. Chissà quanti miliardi di euro l’anno si potrebbero risparmiare; e anche se non si volesse risparmiare quanti servizi in più si potrebbero offrire ai cittadini, invece delle immense risorse (15,2 miliardi l'anno) che si disperdono nei mille rivoli, inutili e costosi, per mantenere eserciti di politici nel migliore dei casi sprovveduti, nel peggiore, ignoranti e disonesti. L’ultimo dato è che il governo è stato costretto a intervenire con un Dpcm sul “fallimento del modello regionale di gestione della sanità” ipotizzando l’intervento diretto dello Stato a sostituire le Regioni incapaci e inadempienti. Come è successo con il parziale utilizzo (solo il 76%) dei fondi messi a disposizione per risolvere i problemi delle lunghe e vergognose liste d’attesa. Tutto questo mentre i debiti dello Stato hanno già superato abbondantemente i 3mila miliardi di euro che comportano quasi cento miliardi di euro di interessi l’anno e ora viaggiano, a vele spiegate, verso altri imponenti, sconvolgenti record. Ma nessuno si preoccupa. Anzi, ci si esalta per un modestissimo + aggiunto al precedente BBB dall’agenzia di rating S&P. Mentre ci si dimentica, dai politici al governatore della Banca d’Italia, della pressione fiscale insopportabile, che cresce in continuazione, ormai senza limiti. Aumenti provocati anche dalle Regioni, con pasticci di politici maldestri, oltre ogni limite del grottesco e del penoso. È quanto avvenuto, per esempio, in Umbria con la nuova giunta di centro (poco) sinistra (molta). Che nel novembre scorso ha vinto le elezioni dopo una legislatura, gestita maluccio, dal centrodestra. Stefania Proietti, questo il nome della nuova presidente, aveva maturato esperienza amministrativa sia come sindaco di Assisi che come presidente della Provincia di Perugia. Il suo cavallo di battaglia, nella campagna elettorale, era stato l’impegno a risolvere, rapidamente, i tanti problemi della sanità, caratterizzati, tra l’altro, dalle lunghe liste di attesa. La neo presidente si è trovata, però, subito in difficoltà a mantenere gli impegni presi e allora ha detto di aver trovato un “buco”, nei conti della sanità, di 243,2 milioni di euro, rilevato - è stato precisato - da una società privata, alla quale, per questo controllo piuttosto anomalo, sono stati dati 164.735 euro più Iva. E per coprire questo “buco” sarebbe stato necessario, al fine di evitare il commissariamento, aumentare, immediatamente, Irpef, Irap e bollo auto. L’allarme, con le conseguenti decisioni, della nuova giunta ha provocato, polemiche, dubbi e perplessità. Prima di tutto per l’incarico assegnato alla società privata per il controllo dei conti pubblici, fatto con modalità discutibili, soprattutto nel merito. I conti della sanità, in Regione, li tengono ben due uffici, e poi c’è un terzo controllo, quello del ministero dell’Economia e delle Finanze. C’era proprio bisogno di altri controlli? La pratica è ora all’esame del procuratore della Corte dei Conti. Se non è danno erariale questo, con una spesa esagerata e superflua, di 164.735 più Iva, vuol dire che si può abolire la Corte dei Conti, perché del tutto inutile. Nonostante questi molteplici controlli c’è stato un balletto di cifre e di dichiarazioni che potrebbero fare da base ad una commedia comica del Bagaglino. Alla fine il debito sarebbe (ancora è opportuno usare il condizionale) di 73 milioni per la maggioranza e di “solo” 34 milioni per la minoranza. Grave, anzi gravissimo comunque, ma quei 243,2 milioni da dove sono venuti? Intanto, però, è stata approvata una manovra fiscale, con maggiorazioni delle addizionali Irpef da record: dal 70 al 79 per cento in più. Le più alte d’Italia. Due esempi rendono meglio l’idea: chi pagava 512 euro l’anno pagherà 870,50 euro, con una maggiorazione di 358,50 euro. Chi pagava 2.310 pagherà 4.134,50 euro, con un aumento di 1.824,50 euro. Le conseguenze nefaste di avere le Regioni non stanno solo nel costo, è che aumentano la burocrazia e offrono servizi pessimi. Un disastro. Questioni pressoché analoghe per le Province. Costi notevoli e condizioni delle strade (una delle due competenze delle Province) pessime. C’è qualcuno capace di trovare qualche utilità e qualche beneficio, dalle Regioni e dalle Province, per i cittadini?

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia 

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