L'Opa di Giorgia Meloni, temeraria, allarma la Lega e Forza Italia, e indebolisce il Governo

 

Le votazioni che sono in cantiere, per l’Europa, alcune Regioni e molti Comuni, offrono l’occasione a Giorgia Meloni, galvanizzata dal successo elettorale e dai sondaggi, di lanciare un’Opa (Offerta pubblica di acquisto) come si fa in Borsa, per tentare, con una certa temerarietà ed audacia, di aggiudicarsi i voti della Lega e di Forza Italia, cominciando con il sostituire i candidati degli alleati con quelli di Fratelli d’Italia. L’operazione è ad alto rischio perché il “riequilibrio” che vuole la segretaria di Fratelli d’Italia, nonché capo del Governo, ha già messo in allarme sia Matteo Salvini (Lega) che Antonio Tajani (FI) i due alleati che, come si sa, appartengono al centrodestra e che sono quelli che sostengono il Governo. Già da qualche settimana è in fibrillazione, e qualcosa di più, soprattutto, Salvini che vede, con il passare dei giorni, sfumare le sue candidature: di Christian Solinas, in Sardegna, problemi in Veneto per il terzo incarico a Luca Zaia, e anche in Umbria con Donatella Tesei, che in verità non ha brillato, nonostante fosse agevolata dal fatto che era estremamente difficile poter fare peggio di Catiuscia Marini. Anche al Comune di Perugia, dopo Andrea Romizi di Forza Italia, maluccio anche lui, la candidata che sembra già decisa è Margherita Scoccia, sempre di FdI. Insomma, Opa ostile, quasi dappertutto. Ma c’è che nei territori FdI è poco rappresentata, rispetto ai sondaggi, governa solo nel Lazio, Marche e Abruzzo, mentre la Lega guida la Lombardia, Veneto e altre tre Regioni, e Forza Italia, con sempre meno consensi, addirittura cinque tra cui Piemonte e Sicilia. Come reagiranno gli alleati? Intanto sono ancora una volta stupiti gli elettori che vedono che le candidature vengono decise solo tenendo conto degli interessi personali e politici e mai valutando i meriti se si tratta di uscenti o i pregi dei nuovi, e se è opportuno, invece, candidare le persone solo se capaci e meritevoli. Come sia possibile non pensare mai ai cittadini, ai loro bisogni, alle loro necessità, offrendo servizi in qualche modo decenti e accettabili. No, questo lo candidiamo perché lo vuole la Meloni, perché “spetta” a FdI, anche se lo vorrebbe Salvini e la Lega, questo è della Lega e non si può toccare altrimenti cade il castello di carte dei leghisti, e così via. Nell’altra parte dello schieramento, la cosiddetta opposizione, i criteri di selezione, chiamiamoli così, non sono migliori e diversi. Uno squallore assoluto. E poi si pretende che gli elettori vadano pure a votare. In questo scenario, già indecente, i politici sono perfino in grado di fare peggio, con la probabile candidatura, per le Europee, dei segretari dei partiti. Mi candido o non mi candido? In uno o in cinque circoscrizioni? Così Meloni, così Schlein. Ha già deciso di presentarsi, invece, Matteo Renzi, ma lui ha poche possibilità di essere eletto e la decisione, quindi, non ha alcuna importanza e nessuna conseguenza. Ma per le segretarie di FdI (nonché presidente del Consiglio) e del Pd, la cosa è diversa ed è molto grave. Si tratta di chiedere ai cittadini un voto per il parlamento Europeo sapendo che a Strasburgo non ci andranno mai, per incompatibilità, in quanto dovrebbero lasciare gli attuali incarichi in Italia, quindi vuol dire chiedere il voto per sé, già sapendo che ad usufruirne sarà un altro. Un delirio di inganni ed ipocrisie. Senza limiti e senza pudore.   

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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