Colpo funesto alla sanità pubblica: rinviato di due anni l'ammodernamento degli apparecchi diagnostici

 

L’ultima decisione politica, che lascia sorpresi e sbalorditi, è che il maxi piano di ammodernamento tecnologico per sostituire, negli ospedali, oltre 3.100 grandi apparecchi diagnostici, obsoleti, per tac e risonanze magnetiche di ultima generazione, acceleratori lineari o ecografici digitali, è stato rinviato di due anni. Ne dà notizia Il Sole 24 Ore che rileva, ovviamente, come una decisione di tale portata, considerando che si tratta di un parco macchine vecchio e superato per oltre la metà, avrà delle conseguenze gravissime sulle “diagnosi meno accurate e precise, con più esposizione alle radiazioni e minore velocità di esecuzioni di esami oltre a referti non informatizzati” con fatali ripercussioni sulla vita dei malati.  L’investimento di 1,2 miliardi di euro, previsto dal Pnnr, è stato rinviato di due anni a causa della revisione del piano stesso, richiesto dall’Italia e approvato da Bruxelles.  È l’ennesimo, intollerabile, messaggio mandato dalle Regioni - di cui ho scritto più volte che bisogna abolirle - che, piuttosto che alla sanità pubblica, è meglio rivolgersi alla sanità privata, dove tutto è aggiornato, funzionale e confortevole. Una decisione così enorme e così grave, per le conseguenze disastrose che provocherà, meriterebbe una mobilitazione generale. Come il fatto di sapere che la sanità privata incassa 41,5 miliardi di cui una larga parte pagata direttamente dai pazienti. E, invece, incredibilmente, non succede nulla. Non solo, quando qualcuno si permette di criticare il governo di Giorgia Meloni di aver messo poco, solo 3 miliardi, nella legge di Bilancio di quest’anno sulla spesa sanitaria, nettamente inferiore alla spesa media dei paesi Ocse, c’è subito pronto qualcuno, come Sabino Cassese, a “spiegare”, dalle colonne del Corriere della Sera, “che non sono pochi, considerate le attuali difficoltà finanziarie”. Già, non si è accorto, l’ex giudice della Consulta, che nonostante le “attuali difficoltà finanziarie” sono stati trovati e stanziati ben 11,6 miliardi di euro (solo per cominciare) di cui 3,7 miliardi sottratti alla Calabria e alla Sicilia per il ponte sullo Stretto di Messina.  

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

 

    

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