I politici s'accapigliano per la conquista delle Regioni, che, invece, andrebbero abolite
Quest’anno
sono in scadenza alcuni consigli regionali: Abruzzo, Basilicata, Piemonte,
Sardegna e Umbria. Ed è iniziata, aspra e serrata, all’interno del
centrodestra, la lotta per aggiudicarsi i posti di comando. Ci pensano,
naturalmente, anche i politici della cosiddetta sinistra, ma sono così divisi
che è facile prevedere che faranno l’ennesimo autogol. Le Regioni sono centri
sgangherati e indecenti di potere che impongono burocrazia e tributi e
dilapidano somme enormi. Calma, lo so: sono previste dalla Costituzione. Ma se
c’è un punto della Costituzione, dopo 76 anni, che andrebbe aggiornato è
proprio l’articolo 114, in verità già modificato con l’aggiunta delle città
metropolitane. Certamente i politici, del tutto irresponsabili, e senza un
minimo senso dello Stato, non sanno come far crescere posti e poteri, ma gli
italiani non ce la fanno più a pagare sempre più tributi e sono preoccupati nel
sapere di avere un debito che galoppa, terribile e veloce, verso i tremila
miliardi di euro e che, intanto, comporta il pagamento, per interessi, di più
di cento miliardi (cento miliardi!) l’anno. Sembrano, visto che non ci pensa quasi
nessuno, banali dettagli. Le Regioni, i
padri costituenti, le ritenevano necessarie perché, 76 anni fa, andare da
Palermo, o da Bolzano, a Roma, centro degli uffici e del potere, era un’impresa
e le Regioni sarebbero state più vicine ai cittadini per offrire loro servizi e
soddisfare i loro bisogni. Questo pensavano, a quel tempo, giustamente. Vedendo ora quel che succede, i padri
costituenti si rivoltano nella tomba. Oggi su un giornale, in prima pagina,
forse senza volerlo, è stata detta la vera, inquietante verità: “Le Regioni
sono un centro di potere enorme specialmente se si pensa alla sanità “. Ecco, è
proprio così, infatti la sanità pubblica, delegata alle Regioni, è un gigantesco,
vergognoso, fallimento, che costringe il 64 % delle persone a non curarsi e
quelli che vogliono, e hanno necessità di farlo, devono aspettare mesi o, se
vogliono sopravvivere, e hanno i soldi, ricorrere all’assistenza privata che,
infatti, fa affari d’oro. In questo scenario disastroso, ci sarebbe da fare,
anzi sarebbe urgente fare, una riforma rivoluzionaria, che sarebbe votata dalla
stragrande maggioranza dei cittadini, modificando così l’art. 114: “La
Repubblica è costituita dai Comuni (minimo 15.000 abitanti) dalle città
metropolitane e dallo Stato”. Niente Province
e Regioni. Non servono ai cittadini e l’Italia non se li può più permettere.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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