L'esproprio pensato da Letta non entusiasma nessuno, nemmeno i dem

 

Mi ero accorto, forse tra i primi, che, con quell’incedere incerto, il tocco ruvido, l’atteggiamento stralunato, non poteva avere attitudini per giocare a pallone, e se lo avesse fatto avrebbe combinato guai, che nel calcio si chiamano autogol. Tanto che lo avevo paragonato a chi è ricordato, chissà, forse anche a torto, per avere avuto una straordinaria propensione a fare gol nella propria porta, Comunardo Niccolai.  Mi riferisco a Enrico Letta, segretario nazionale del Pd, che continua, imperterrito, a sbagliare. Scrissi allora: “Gli autogol di Enrico Letta, il neo segretario del Pd”.  La preoccupazione di allora, come quella di adesso, è che non sono errori che danneggiano il Pd, la qualcosa mi interessa e mi riguarda fino ad un certo punto, il problema è che se seguissero le indicazioni di Letta, Governo e Parlamento, intendo, ci sarebbero conseguenze per tutti noi cittadini. Allora, all’esordio, disse che bisognava ripartire dallo ius soli e il voto ai 16enni. Con tante questioni sul tavolo, Letta aveva avuto l’abilità di scegliere, per partire, due temi tra i più discussi e controversi. Ora è tornato un’altra volta nella bufera con un’intervista a 7, il settimanale del Corriere della Sera, in cui oltre a dire che colleziona campanelle, la notizia, si capisce, non ci rende euforici, ma nemmeno ci turba eccessivamente, visto la straordinaria futilità della cosa, ci preoccupa, invece, quando ipotizza, suggerisce, consiglia di mettere un’ulteriore tassa sulla successione “per una dote per i giovani”. La cosa meno sensata e opportuna, in questi momenti, è aumentare la pressione fiscale. Glielo ha dovuto ricordare, autorevolmente, lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi: “Non è l’ora di prendere i soldi, ma di darli. L’economia è ancora in recessione”. Come dire questo segretario non si rende conto di come stanno le cose. E per un segretario di un partito non è un rilievo, e un richiamo, di poco conto. Quella sulla successione, peraltro, è una imposta, odiosa come tante altre, che devono pagare gli eredi che vengono in possesso del patrimonio di un familiare morto, il quale, salvo che non si tratti di un delinquente, si pensa abbia accumulato quei beni, nella stragrande maggioranza dei casi, con il lavoro e i sacrifici. Cambia solo l’intestazione dei singoli beni, perché bisogna tassarli? Letta confonde la successione con la vincita al superenalotto.  Mi si può obiettare che l’idea di Letta è di farlo ai più ricchi, con un 20 % solo sui patrimoni che superano i 5 milioni di euro. Dopo aver precisato, opportunamente, che la questione non mi riguarda personalmente e che, quindi, non sono in conflitto di interesse, ribadisco che non va bene lo stesso, perché il ragionamento non dipende dalla consistenza del patrimonio. Ma imporre un’aliquota del 20 % non mi sembra una semplice tassazione, piuttosto un autentico, insopportabile esproprio. Nel solco di quella sua idea missionaria, da Robin Hood di borgata, secondo cui uno degli usi delle tasse è quello di riequilibrare le diseguaglianze sociali. Letta, così come tanti politici che la pensano come lui, non si è reso conto dei danni enormi che ha provocato, e continua a provocare, al nostro Paese l’enorme, insostenibile pressione fiscale che ha fatto emigrare all’estero perfino i pensionati oltre a tantissime società che producono utili, lasciando in Italia imprese fallite e decotte come Alitalia. Ad essere sinceri, sono discutibili anche le imposte che si pagano sulle vincite alle lotterie, perché i premi che sono assegnati ai vincitori vengono dal montepremi che è stato già abbondantemente aggredito, e depredato, dal fisco. Ma Letta non ha capito altre cose altrettanto importanti, cioè che i giovani vogliono che lo Stato faccia quello che c’è scritto nella Costituzione, cioè garantisca loro il “diritto al lavoro”, questo vorrebbero, non umilianti paghette. I giovani vorrebbero, soprattutto, un’altra cosa, a cui queste mezzecalzette di politici non pensano mai: non vorrebbero avere, in lascito, l’enorme montagna di debiti che stiamo accumulando con irresponsabile superficialità e leggerezza. Questo vorrebbero le future generazioni. Come fanno a non capirlo? Visto che Letta pensa ai giovani, gli ricordo che vorrebbero anche vivere in un Paese in cui non ci fosse questa corruzione dilagante, vorrebbero che non si fosse un’evasione che ogni anno supera abbondantemente i 100 miliardi di euro. Letta è il caso che smetta di fare sempre e solo autoreti, o, peggio, confezionare assist agli avversari, come ha fatto, anche in questa occasione, con Matteo Salvini, che, da bomber, ne ha subito approfittato e ha detto: “Giusto occuparsi dei giovani, ma senza punire, spremere e tassare genitori e nonni”. Insomma, Letta qualche volta, dovrebbe pure tirare nella direzione giusta e fare qualche gol, in Via del Nazareno l’hanno chiamato per questo.

            Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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