Il passato che torna, e che non si può dimenticare

 

È intrigante il quesito che si pone, e pone, Galli della Loggia sul Corriere delle Sera del perché il Paese non sia stato in grado di dimenticare il passato, lasciare alle spalle tutto quello che è successo, ormai quarant’anni fa, della lotta armata del terrorismo. Voltar pagine per non essere “un Paese incapace di muoversi e di progredire, di superare gli ostacoli, di pensare al nuovo, perché la sua testa, i suoi occhi, l’attenzione del suo discorso pubblico, sono sempre pronti a rivolgersi ossessivamente all’indietro: piazza Fontana, a Sindona, a Ustica, alla strage di Stato, alle Brigate Rosse, alla P2, a Mani Pulite. E così via, così via, nell’elenco praticamente infinito di un passato che non passa”.  L’editorialista del quotidiano milanese, fa pure un confronto con il dopoguerra, “quando l’Italia fu in grado di rialzarsi, di rimboccarsi le maniche e di sciogliersi dai lacci del proprio recente passato e di ricomporre la frattura con l’amnistia promossa da Palmiro Togliatti. Un’amnistia che lungi dal rappresentare un vile gesto di rinuncia fu viceversa un saggio atto di governo: al prezzo di un certo numero di ingiustizie, è vero, ma in vista di un vantaggio superiore”. La differenza principale, nel voler dimenticare è che nel dopoguerra c’era un responsabile, almeno quello cui sono state addossate tutte le responsabilità: il fascismo e Benito Mussolini, con la guerra e le terribili conseguenze provocate. Gli eventi citati da Galli della Loggia, riferiti agli anni 70, invece, al contrario, non hanno quasi mai certi i mandanti, qualche volta hanno gli esecutori, manovali assassini e, spesso, non hanno nemmeno questi. Come fa uno Stato a dimenticare, seppellire nell’oblio, fare pace con i brigatisti, come da più parti si sente e si legge, quando l’Italia non è stata mai in guerra, è stata solo aggredita e fare pace significa accettare una resa vile imposta da un nemico di cui ancora non si conoscono le fattezze, di cui si ignorano le motivazioni, i moventi, da cosa era originato e da dove veniva così tanto odio per uccidere in maniera così semplice, quanto barbara e spietata. Da cosa è stata originata quella tempesta di terrore? Quali ideologie hanno potuto travolgere, e stravolgere, le menti di un nugolo di disperati, forse al soldo di qualcuno, per distruggere il vivere civile di un Paese che proprio in quegli anni stava cominciando a godere del benessere diffuso. Semmai, c’è la colpa grave, gravissima, imperdonabile, di non aver saputo e forse voluto, trovare, scovare e punire la filiera dell’orrore, in un miscuglio delirante di trame, intrighi, complotti, sfociati in delitti orrendi e imperdonabili. Io, piuttosto, mi porrei un altro quesito, misterioso anche questo: perché la caccia ai responsabili sia stata così tanto blanda, debole, scialba, trascurata, come a voler lasciar perdere? E con me, immagino, se lo saranno posto in molti, tra cui, ancor oggi, tanti orfani e vedove.

              Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia          

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