Il pragmatismo degli americani e la vittoria di Donald Trump

 

L’analisi sul voto negli Stati Uniti, con la netta vittoria di Donald Trump, va fatta partendo da alcune considerazioni, forse, trascurate alla vigilia tanto da far apparire il successo dei repubblicani addirittura sorprendente. E, invece, non lo è se si pensa che gli elettori saranno andati a votare senza farsi condizionare dal tifo, che va bene farlo per le squadre di calcio, ma che è demenziale in politica, soprattutto quando, come in questo momento storico, è in gioco la vita tua e dei tuoi simili e, addirittura, del mondo. E, allora, in massa, hanno capito, andando alle urne, che c’era la necessità di essere pragmatici, concreti, responsabili, trascurando i vizi, che pure abbondano in Donald Trump, ma pensando a quello che il nuovo presidente è in grado di fare, ma soprattutto a quello che non ha saputo fare Joe Biden, non solo per l’età e le condizioni fisiche precarie.  Attualmente ci sono 52 guerre, tra cui l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin e la reazione di Benjamin Netanyahu, premier d’Israele, all’assalto criminale dei terroristi di Hamas. Al di là di ragioni e torti è una follia generalizzata che solo a scriverlo vengono le vertigini. Di questa orrenda situazione non hanno responsabilità diretta gli Stati Uniti d’America, ma il presidente americano è l’unico al mondo, per potenza economica e militare, in grado di potere fermare qualsiasi conflitto. E, come si vede, non a caso, ho messo prima la potenza economica e poi quella militare, perché sono convinto che, se si vuole e si hanno le capacità, si possa usare, nelle strategie politiche mondiali, il potere economico prima ancora di ricorrere alle armi. Che deve rimanere, sempre e comunque, l’extrema ratio. Su tutti i fronti Biden si è limitato a guardare, molto balbettando in politica estera, e Kamala Harris, che non era una candidata qualsiasi, ma la vicepresidente, ha pagato anche per questo. Trump mi sembra in grado di trovare, con Putin e Zelens’kyj, un accordo per arrivare ad un cessate il fuoco prima possibile. Già questo sarebbe un importantissimo successo. Nell’agenda di Trump c’è, pure, una questione di estrema importanza che è quella di porre un argine allo strapotere economico della Cina che né l’Europa né l’America di Biden sono riuscite, finora, ad impedire. Ovviamente, Donald Trump troverà sul suo tavolo, alla Casa Bianca, tanti altri importanti problemi e se riuscirà a risolverne qualcuno sarà meglio per tutti. Ma la sinistra italiana è fortemente pessimista, se ne duole del successo di Trump e piange lacrime amare; davanti ai fatti e alle emergenze, però, è bene che a prevalere sia il pragmatismo.    

Fortunato Vinci – www.lideliberale.com – Agenzia Stampa Italia

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