I tre indizi che fanno una prova dell'inquietante trojan che abbiamo addosso e ci segue ovunque

 

 “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. Era quello che sosteneva Agatha Christie, la famosa scrittrice, regina del giallo. Mi è tornata in mente, adesso, che tre indizi, in rapida successione, mi hanno convinto di avere la prova che sono, io come, suppongo, milioni di altre persone, controllato, notte e giorno. La spia che ho scoperto, nemmeno tanto nascosta, è nello smartphone o nel telefonino. Ecco i tre sconcertanti indizi. Qualche tempo fa mia moglie, nello studio di casa, mi ha detto che, forse, avrebbe dovuto comprare un trattore. Io non mi sono mai interessato di questo genere di articoli, mai cercato su Internet trattori o macchine agricole di alcun genere. Il giorno dopo, aprendo il telefonino, è comparsa la pubblicità dei trattori. La cosa mi ha un po’ sorpreso, ma poi non ci ho più pensato. Qualche giorno addietro, due altri incredibili indizi. Siamo andati a portare due orologi d’oro, antichi, tenuti nel cassetto da una trentina d’anni, ad un orologiaio per farli aggiustare e, nel corso della conversazione, abbiamo anche chiesto quanto possano valere, ma non perché avessimo intenzione di venderli, come peraltro abbiamo subito detto all’orologiaio, così, per semplice curiosità. Tornando a casa, in auto, tra l’altro, ci siamo ricordati di aver fatto fare, due anni fa, un preventivo, avendo intenzione di sostituire la cucina nella casa di vacanze, e mia moglie ha detto che è il caso, prima di comprarla, di far fare un altro preventivo di una marca che io non avevo mai sentito prima. Qualche ora dopo, cercando sul telefonino le previsioni del tempo, è comparsa la pubblicità delle cucine, non con un’offerta generica, proprio quella della marca indicata da mia moglie. Questa mattina, un’altra sorpresa: aprendo il solito telefonino, per la consueta rassegna stampa, è comparsa la scritta “acquisto di orologi di lusso”. Allora, non avendo mai fatto su Internet ricerche su questi oggetti, ho pensato che non poteva essere un caso, ci doveva essere qualcosa di più grave e, cercando qualche informazione sulle nuove diavolerie, ho scoperto che con un’apposita app, o altra diabolica applicazione tecnologica, è possibile sentire, da remoto, tutto quello che diciamo. Non a caso questo tipo di malware viene chiamato trojan, con preciso riferimento al famosissimo, ingannevole cavallo di Troia. La questione è molto seria, più di quanto si possa di primo acchito pensare, perché così ognuno di noi può essere controllato, possono sapere dove si trova, sapere quello che intende acquistare, ma anche dove custodisce i gioielli, quanto tempo starà fuori casa e, ovviamente, tantissime altre informazioni che fino a qualche anno fa pensavamo fossero solo private. Quello che vogliamo e facciamo serve conoscerlo, certamente, per operazioni di marketing che, in fondo, è la cosa meno grave, ma sono notizie che possono servire anche ai ladri e ad altri malintenzionati. Sarebbe necessario che la Polizia postale e delle comunicazioni trovasse qualche rimedio per contrastare queste intrusioni che irritano e inquietano. Intanto emerge un disarmante paradosso: da quando c’è la legge per proteggere la privacy, ciò che manca totalmente è proprio la privacy.    

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia    

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