Fallita la caccia quirinalizia sboccia la rosa dei nomi

 

Mancano pochissimi giorni all’inizio delle votazioni dei grandi elettori per scegliere il futuro capo dello Stato. Si comincia lunedì prossimo, 24 gennaio, alle ore 15.  La scelta non è stata mai così importante, e con tante importanti conseguenze, come in questo momento in cui il Paese si trova ad affrontare diverse e pesantissime emergenze. Sanitarie ed economiche, e non solo. I segretari dei vari partiti sono in fibrillazione da un po’ di tempo perché le idee chiare non mi sembra ce l’abbia nessuno e quindi manca, ovviamente fino al momento in cui scriviamo, il Kingmaker, vale a dire l’uomo politico capace di indicare un nominativo e saper far convergere su di lui (o di lei) i voti per farlo/a eleggere. Questo succede anche perché non c’è uno schieramento ad avere la maggioranza. Ricordiamo che nelle prime tre votazioni ci vogliono i due terzi dei grandi elettori, che in totale sono 1009, quindi 673 voti, dalla terza votazione in poi basta la maggioranza assoluta, cioè 505 voti. Finora c’è un solo candidato, e per il centrodestra, anche se ufficialmente non lo ha ancora detto, e speriamo che, per semplificare le cose, nemmeno lo dica, ed è Silvio Berlusconi. Sono convinto, peraltro, che non tutti i grandi elettori, cominciando da quelli di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, nel segreto dell’urna voterebbero Berlusconi. Mandare al Quirinale un pregiudicato, e con indosso una bisaccia stracolma di tante altre cose poco lusinghiere, non credo che sia una grande idea e possa essere la scelta che farebbe onore all’Italia. Un sussulto d’orgoglio patriottico immagino, e spero, che gli elettori ce l’abbiano. Quindi scartiamolo subito, probabilità tendente allo zero. Con le stesse probabilità, vedo, nella rosa dei nomi, riportata dai giornali, Maria Elisabetta Casellati, Letizia Moratti e Marta Cartabia. Molte probabilità ce l’ha, invece, Mario Draghi, nonostante la sua candidatura non susciti, soprattutto in questi ultimi tempi, eccessivi entusiasmi tra le forze politiche. Temono, infatti, e giustamente, di mandare al Quirinale un uomo molto deciso e determinato che non sarebbe succube di nessuno, nemmeno di chi gli darà i voti. Lui, però, ha un asso che gli altri, tutti gli altri, non hanno. Ha straordinaria esperienza e dimestichezza con i conti, sa come muoversi in questo campo in Italia, in Europa e nel mondo. Non sono affatto dettagli, considerando che dobbiamo, come Paese, essere in grado di investire correttamente con il Pnrr più di duecento miliardi di euro. Le mezzecalzette non so come se la potrebbero cavare senza la sua guida, senza capacità, autorevolezza e le amicizie che contano. Come ho già avuto modo di scrivere, in più di una occasione, è inutile che qualche sprovveduto, anche in queste ore, dica ancora che può essere più utile a palazzo Chigi, a guidare questo governo e questa maggioranza. Lui, in maniera garbata, seppure criptata, ha detto di essere disponibile, da “nonno”, per il Quirinale. Penso anche che sia una elezione che se l’aspetti, e che, immagino, ritenga di meritarla. E credo che sia un po' stupito, e dispiaciuto, nel vedere tanta incertezza sulla sua candidatura. Comunque, lo ripeto: o al Quirinale o, a casa, a Città della Pieve. Inutile pensare di trattenerlo un altro anno a palazzo Chigi. È, quindi, scontato che ci sarà, comunque, un nuovo governo. Diamogli 60% di probabilità di arrivare al Colle. Dietro, staccati, con il 15%, vedo Franco Frattini, con il 10% sia Giuliano Amato che Pier Ferdinando Casini, i quali precedono Dario Franceschini con un 5%. Manca una donna, è vero, ma non è questione di genere. Sicuramente ci sarà qualcuna che potrebbe fare bene, forse anche meglio degli uomini. Ma i nomi che circolano sembrano molto al di sotto degli uomini per prestigio, esperienze e capacità. Se proprio vogliamo candidarne tre direi Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Paola Severino. Questo lo scenario, finora. Ma le scene possono cambiare da un momento all’altro.  

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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