la Superlega europea divide il calcio tra patrizi e plebei
L’idea circolava da
tempo, ma ognuno di noi pensava che il progetto non potesse decollare, ma ora
che la Superlega assume i contorni della concretezza si rimane senza parole.
Perché ancora una volta a prevalere non è né lo sport né lo spettacolo, come
qualcuno cerca di raccontare, è il dio denaro. Tanto, troppo, fino
all’indecenza. Il format prevede 20 club partecipanti di cui 15 club fondatori
e la possibilità di inserimento di altre cinque squadre che verranno
selezionate, ogni anno, in base ai risultati conseguiti nella stagione
precedente. Finora hanno aderito: Juventus, Inter, Milan, Arsenal, Atletico
Madrid, Chelsea, Barcellona, Liverpool, Manchester City, Manchester United,
Real Madrid, Tottenham. Il torneo si svolgerà in giorni infrasettimanali e
tutti i club continueranno a partecipare ai rispettivi campionati nazionali. Ci
saranno due gironi da dieci squadre che giocheranno partite di andata e ritorno
e con le prime tre classificate di ogni girone cominceranno i quarti di finale
fino ad arrivare alle due squadre che si contenderanno, in una gara unica, da
giocare in campo neutro nel mese di maggio, la Supercoppa. “I club fondatori
riceveranno un contributo di 3,5 miliardi di euro, una tantum, a supporto dei
loro piani di investimento in infrastrutture e per bilanciare l’impatto della
pandemia Covid-19”. Sono previsti, per addolcire la pillola, “contributi di
solidarietà più alti di quelli generati dall’attuale competizione europea”. Ma
questo non è bastato. E così c’è stata, immediata, decisa, sdegnata la reazione
della Fifa, la Uefa e le Federcalcio e le Leghe dei campionati italiano,
inglese e spagnolo, con minacce di provvedimenti. “Prenderemo in considerazione
– hanno scritto – tutte le misure a nostra disposizione, a tutti i livelli, sia
giudiziario sia sportivo, per evitare che questo possa accadere. I club
coinvolti saranno esclusi da qualsiasi altra competizione, sia domestica che
europea o mondiale, e ai loro giocatori sarà negata la possibilità di
rappresentare la propria squadra nazionale”. Una rivoluzione che ha scatenato
una guerra di tutti contro tutti, che mortifica lo sport, sacrificato
sull’altare del profitto, ma fatto nel modo peggiore, portando una divisione
netta, incomprensibile e inaccettabile, anche nel calcio, tra patrizi e plebei,
tra ricchi e poveri. Perché se già ora il rapporto tra costi e ricavi (e i
tanti debiti che a loro sono concessi con estrema, eccessiva facilità) tra le
varie società è esageratamente squilibrato a favore di Juventus, Inter, Milan,
come si potrà pensare, in futuro, di proporre confronti con società e squadre
provinciali come Cagliari, Spezia, Crotone, Perugia, Catanzaro, Reggina ecc.? Come
si potrà competere con i bianconeri, i nerazzurri e i rossoneri che con le
centinaia di milioni provenienti dalla Superlega avranno fatto rinforzi adeguati
per competere con gli altri top club d’Europa? La partecipazione al campionato
nazionale, per l’assegnazione dello scudetto, sarà, per loro, se parteciperanno,
perché già qualcuno ha chiesto di escluderle, come un torneo rionale, non
parliamo poi della Coppa Italia, come una sfida tra scapoli e ammogliati. La
questione porta a fare qualche altra, ulteriore riflessione. La prima è che ci
sarebbero da verificare le reazioni dei tifosi, finora convitati di pietra, ma
che potrebbero avere un ruolo importante se non decisivo in questa partita. Poi
sorprende l’audacia e la determinazione dei presidenti dei dodici club che
finora hanno aderito alla Superlega. Sapevano, certamente, delle forti reazioni
che avrebbe certamente provocato il loro clamoroso progetto da parte delle
autorità sportive nazionali e internazionali, eppure lo hanno fatto lo stesso,
perché? Perché molti di questi club, non so se tutti, sono fortemente
indebitati. E allora non hanno saputo trovare altra soluzione che questa. Non
so se così ci riusciranno. Quel che è certo che hanno sconvolto il mondo del
calcio.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia
Commenti
Posta un commento