Draghi come il vaccino, non lo vuole nessuno ma lo accettano tutti, con ipocrita euforia
I
giornali, e anche le tv, nei giorni scorsi, hanno dato ampio risalto agli
incontri che ha fatto il neo segretario del Pd, Enrico Letta, con gli altri
esponenti politici. Tutti questi colloqui sono stati all’insegna del bon ton e
del sostegno a Mario Draghi, capo del governo. Appoggio - è stato sottolineato
- per il “bene del Paese”. Dopo aver incontrato Giorgia Meloni (Fdi), Matteo
Renzi (Iv) e Vito Crimi (5S), Letta ha avuto un confronto anche con Matteo
Salvini, il leader della Lega. Faccia a faccia per oltre un’ora e poi un
euforico “tifiamo insieme per il governo”. Detto così assomiglia molto al tifo
che fanno, alla vigilia delle partite importanti, gli allenatori (che hanno
fornito i calciatori), per la squadra e per il Commissario tecnico della
Nazionale Azzurra. Ma qui, al di là dell’entusiasmo eccessivo, un pochino
ipocrita, calza poco la metafora sportiva. Si addice meglio la purga dei tempi
andati o i vaccini di oggi, che non li vorrebbe assumere nessuno, ma si è
costretti ad accettare perché non ci sono alternative, o - se preferite - ci fanno credere che non ci siano
alternative. E Mario Draghi è l’unico che è in grado di farci uscire da questa
drammatica situazione. Non mi riferisco all’emergenza sanitaria, le cui
soluzioni viaggiano, più o meno, sullo stesso binario di quando c’era Conte,
con le stesse incertezze, con le stesse contraddizioni, con gli stessi ritardi.
E nella disperazione di tutti. Mi riferisco, piuttosto, all’altra questione,
non meno seria, grave, preoccupante, quella economica. È sulla gestione delle
risorse del Next Generation Eu che Mario Draghi potrà fare la differenza, e per
tante validissime ragioni. La prima è per l’esperienza maturata come
governatore della Banca d’Italia e come presidente della Banca centrale
europea. La seconda ragione è l’autorevolezza, e la considerazione, di cui gode
Mario Draghi in Europa e nel mondo. E non c’è alcun dubbio - io credo - che a questo,
soprattutto a questo, abbia pensato il presidente Sergio Mattarella quando ha
deciso, forzando un po’ la Costituzione, di affidargli il governo del Paese.
Sottraendolo, così, d’imperio, a quelle sprovvedute mezzecalzette che, con
scarse competenze ed eccessiva avidità, già avevano cominciato a litigare su
come investire (immagino malissimo) i 209 miliardi che arriveranno dall’Europa
e le decine di miliardi provenienti dallo scostamento di bilancio. E il fatto
che questi politici, ora, siano costretti a stare ai margini, comparse più che
protagonisti, a vedere quel che fa l’unico, vero leader, e vogliono far credere
che lo facciano con entusiasmo e convinzione è l’ennesima, intollerabile, ipocrisia.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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