Trump e Putin voglio la pace in Ucraina o vogliono governare il mondo in santa pace?

Il titolo è sconfortante, lo so, e me ne rendo conto, ma credo – e spero ardentemente di sbagliare – che il vertice di Anchorage, in Alaska, a ferragosto, tra Donal Trump e Vladimir Putin sia servito ad altro più che a gettare le basi per un ritiro dell’armata russa dai territori occupati dell’Ucraina. È servito più che al presidente degli Usa al dittatore russo, accolto con tappeti rossi e applausi, per la riabilitazione mondiale, dopo l’ignominia per l’ordine di cattura della Corte penale internazionale, che, però, sia Stati Uniti che Russia non riconoscono. Quella vicinanza geografica, naturalmente risaputa, eppure esaltata oltre ogni logica da Putin, sta a dire al mondo intero che, ora, tra i due paesi, c’è pure una concordanza e condivisione nei progetti, negli affari e negli obiettivi. Un passo deciso verso la pace? Tra di loro certamente sì, ma temo a discapito proprio dell’Ucraina. Sì, certo si è anche parlato dell’Ucraina, ma senza il presidente Volodymyr Zelensky, non potevano esserci, né trattative e, men che meno, accordi; diceva Ann Richards, governatrice americana, “se non sei al tavolo, significa che sei nel menù”. E, probabilmente, sull’Ucraina si è parlato su quando e come dividersela. A tale proposito si è preso diligentemente nota di quello che vuole il leader del Cremlino: principalmente tutto il Donbass, cosa peraltro già conosciuta da tempo, e quale dovrà essere l’agenda per il futuro degli ucraini, con l’uso del russo come lingua ufficiale e la sicurezza per la chiesa ortodossa, oltre al non dover far parte della Nato. E c’è pure il pressante, e preoccupante, invito all’Europa, a non ostacolare le trattative di pace, quando ci saranno. Il riferimento, piuttosto chiaro, è ai cosiddetti volenterosi, le 31 delegazioni di paesi europei e della Nato, capeggiati dal presidente francese Emmanuel Macron, a cui partecipa anche Giorgia Meloni, che si “ostinano” a voler difendere l’Ucraina, non solo con le armi.  E che, in una nota congiunta, hanno “accolto con favore gli sforzi del presidente Trump per porre fine alla guerra”, ma che “la Russia non può avere potere di veto sul percorso dell’Ucraina. Spetterà all’Ucraina prendere decisioni sul suo territorio”. Lo zar vorrebbe, invece, che Zelenski arrivasse all’incontro senza sostegno degli altri paesi, da solo, ancora più debole, ancora più fragile. Il primo incontro dovrebbe esserci già domani, lunedì, a Washington, ma si sta organizzando, per venerdì prossimo, un vertice a tre (Trump-Putin-Zelensky) in cui, forse, si potranno, finalmente, avviare le prime vere trattative. Intanto, si combatte, si spara, si uccide.      

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia 

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