Passeggiando tra i ricordi delle estati limbadesi dei tempi andati
Onde
evitare critiche e polemiche, lo dico subito: si tratta di un amarcord
innocente, senza la pretesa di voler proporre o suscitare confronti, peraltro
improponibili, con il passato. Non si può dire: una volta l’estate limbadese
era meglio, e nemmeno peggio, si deve dire: era diversa. Punto. E, allora,
prima di aprire il cassetto dei ricordi, ingialliti dal tempo, dico che, anche
quest’anno, bisogna ringraziare la commissione che ha fatto la festa di San
Pantaleone e la Pro-Loco che ha rinnovato la tradizione della giornata del
contadino, e i complimenti ai Calabriselli che si sono ritrovati, brillanti
come sempre, dopo cinquant’anni. A volte, diciamo pure spesso, sento qualcuno
che critica il programma della festa patronale o qualche iniziativa delle varie
associazioni, io ribatto che, invece, bisogna essere grati a chi senza alcun
interesse, con straordinaria dedizione, lavora e si impegna per le feste e spettacoli
d’ogni genere. E poi tutte le cose - è risaputo - si possono fare meglio, soprattutto
a parole. Dicevo dei contesti completamente diversi, per cui è ovviamente
impossibile fare oggi quello che si faceva nei tempi andati. Però è gradevole e
dolce navigare nei ricordi di quelle feste patronali che tra gli anni ’70 -’90,
immancabilmente, cominciavano con la proiezione del film in piazza, con l’indimenticabile
duo, Falduto-Sergi, ad armeggiare con proiettore e pellicole. Oppure la gimcana
con le automobili. E il tiro a piattello o il torneo femminile di basket. C’era
pure il festival dei complessi e la banda, sul palco chiuso, a suonare il
Barbiere di Siviglia e l’Aida, il Trovatore e il Rigoletto, per chiudere con il
canzoniere. Per qualche anno il presidente del comitato festa è stato Filippo
Spasari. Ricordo che con lui, a collaborare, c’erano, tra gli altri, Diego Braghò,
Antonio Messina, Peppino Lagamba, Francesco Cuiuli. L’illuminazione era, nel
solco della consolidata tradizione, assegnata alla ditta Cuiuli di Cinquefrondi
e lo spettacolo dei fuochi d’artificio a Miserino di Motta Filocastro. Una
sciccheria i giganti di mastro Davide Muzzupappa, nel suo genere, un
capolavoro. E poi c’era la parte della
festa fatta in casa, casareccia in senso lato, con le geniali trovate di
Giovannino Falduto (autore, tra l’altro, di due best seller estivi nel 1992 e
1993) che rallegrava le serate con le sue straordinarie orchestre, da “Gli
Angeli” a “Peggio di così si muore” ai “Nicchi Nacchi” e i musicisti Franco
Lacquaniti (fisarmonica) Salvatore Cuiuli (basso), Nicola Pino (chitarra), Antonio
Russo (quando c’era, batteria), Pino Buccinà (canto). E gli spettacoli come “Indietro
tutta”, versione copiata (ovviamente male) da quella, trasmessa dalla Rai, di
Renzo Arbore. Sul palco le esilaranti, memorabili esibizioni di Salvatore
Tripaldi e Nino Redi e con me che facevo il presentatore, cercando di legare e
dare un senso a quella Babele canora-comico-teatrale fatta dagli artisti scoperti
da Giovannino. Uno spasso, per noi, e, forse, anche per il pubblico. Poi c’era
l’intensa attività calcistica. Tutta l’organizzazione era affidata ad un altro
indimenticabile personaggio di Limbadi, il capitano (della squadra) Rocco Cuiuli.
Ma quella, che è un’altra storia, tra calciatori veri e quelli presunti, merita
un’altra puntata.
Fortunato Vinci –
www.lidealiberale.com
Bellissimo ricordo, nella speranza che ci siano sempre persone collaborative e di valore aggiunto per tutti i limbadesi fieri della sua terra nativa .
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